Roma, 28 gennaio 2024
<Questa volta è lui che sta peggio. L’avete visto in tre anni che fine ha fatto? Sono io che l’ho mandato all’ospedale dopo quel match e da allora non si è più ripreso>.
Parole orgogliose che Cassius Clay-Muhammad Alì pronuncia nella conferenza stampa che precede la rivincita con Joe Frazier in programma al Madison Square Garden di New York per il 28 gennaio 1974, cinquant’anni fa.
Alì fa riferimento al primo incontro del marzo 1971 contro Smoking Joe, all’epoca titolare della corona mondiale dei pesi massimi, quando perde per la prima volta in carriera.
Alì dopo la squalifica di tre anni dal 1967 al 1970, per il famoso rifiuto ad arruolarsi in Vietnam, riprende l’attività sportiva con evidenti difficoltà nel riacquistare la condizione di un tempo.
Nel frattempo nel 1973 Alì affronta il rampante Norton che lo batte rompendogli la mandibola e Frazier viene distrutto dal picchiatore Foreman subendo ben sei atterramenti e perdendo la corona mondiale dei pesi massimi.
La rivincita di cinquant’anni fa è senza titolo in palio, sulla distanza delle dodici riprese, e sembra rappresentare più il crepuscolo di un’epoca piuttosto che una prospettiva futura.
Tuttavia il match è una sorta di semifinale con in palio la sfida al giovane Foreman che nel frattempo, due mesi dopo in marzo, difende la corona proprio contro Norton.
Il mitico Angelo Dundee, manager e preparatore di Alì, conferma alla stampa che il suo assistito stavolta è ben preparato avendo fatto in allenamento una quantità industriale di round.
Al Madison c’è il tutto esaurito, con uno sfarzo esagerato della nuova borghesia nera; un’overdose di pellicce, gioielli e macchine con autista.
Il giro di denaro, specialmente sulla piazza di Las Vegas, è di milioni di dollari e viene calcolato che vedranno l’incontro circa un miliardo di persone.
Il piano tattico di Alì, in linea generale, è quello d’impedire a Frazier di farsi sotto con i suoi potenti colpi corti evitando la minaccia del suo proverbiale gancio sinistro.
Alì controlla e prende il sopravvento fino al sesto round, con le sue proverbiali combinazioni sinistro-destro-sinistro, poi però Frazier risale la china e crea qualche problema al suo avversario con una serie di ganci sinistri al corpo e al capo.
Dalla nona all’undicesime ripresa Alì rimette le cose a posto con una serie impressionante di colpi consecutivi che indirizzano l’incontro verso la vittoria, al di là di una timida reazione di Frazier al dodicesimo round.
L’attesa del verdetto è palpitante anche se nessuno nutre dubbi sul successo di Alì, che chiude la contesa senza particolari difficoltà fisiche al contrario del suo avversario che ha il volto completamente tumefatto.
Alla fine verdetto unanime per Alì che così cancella l’unico neo della sua carriera.
Alcuni addetti ai lavori, nel riconoscere che il match è stato avvincente, sostengono che questi due grandi protagonisti siano al crepuscolo della loro carriera e che sarebbe bello se entrambi smettessero.
Alì invece aspetta il confronto Foreman-Norton per poi tentare la riconquista di quel titolo che nessuno gli ha mai strappato sul ring.
A 32 anni Alì deve pensare un altro tipo di strategia, nell’eventualità di scontrarsi con Foreman di sette anni più giovane, sfruttando il talento e l’esperienza sin qui maturata.
Questa però è una storia che vi racconteremo ad ottobre per i 50 anni di “The Rumble in the Jungle”, la battaglia nella giungla…