Calciomercato. Pogba: resta o va?
Sono i giorni dei rumors del calciomercato. Il più eclatante è quello sull’eventuale cessione del centrocampista juventino Paul Pogba per una cifra intorno agli 80 milioni di euro.
Roma, 17 giugno – In questi giorni di trattative febbrili, la “proposta indecente” alla Demi Moore sarebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) stata fatta alla Juve dal Manchester City dello sceicco Mansour: 80 milioni di euro per Paul Pogba. Prendere o lasciare?
Prendere – Il Manchester City, al pari del Paris Saint Germain del Presidente Nasser Al-Khelaifi, del Real Madrid sostenuto dal Banco di Santander ed in parte del Manchester United dei fratelli americani Glazer, domina a queste cifre il mercato internazionale. Lasciando perdere la questione del fair-play finanziario, che a nostro modesto giudizio ci sembra una delle più grosse buffonate del secolo, capite bene che di fronte a queste cifre, sempre se veritiere, il giocatore va impacchettato con una bella carta regalo ed un altrettanto bel fiocco e spedito al destinatario. Con 80 milioni di euro una squadra già forte come la Juventus può senz’altro trovare giocatori che possono compensare una tale perdita. E poi è chiaro che una dirigenza, qualunque essa sia, deve essere pronta a saper sfruttare una situazione del genere con idee chiare per poter subito mettere a frutto tali ingenti sostanze. Nel caso dei Campioni d’Italia pensate in aggiunta ad una eventualità del genere anche alle prebende che ha guadagnato quest’anno con l’ingresso in finale nella Champions; sono tantissimi soldi che possono stimolare sicuramente una dirigenza competente come quella juventina.
Lasciare – A parte il discorso economico si può ragionevolmente sostenere che il calciatore, vista la sua giovane età, ha ancora margini di miglioramento e di conseguenza rimandare alla prossima stagione la sua cessione, sfruttando le sue prestazioni per ribadire il consolidamento internazionale del club. La variabile in questi casi è la volontà del giocatore che potrebbe essere “abbagliato” da una proposta contrattuale molto elevata da prendere subito invece che l’anno successivo.
Ribadiamo il concetto: qui di fair-play non c’è niente, in barba alle disposizioni emanate qualche anno fa da monsieur Platinì, presidente dell’Uefa, per cui le società italiane che vogliono tentare di risalire la china in Champions o in Europa League devono necessariamente essere competenti, conoscere quei giocatori che possono essere utili senza andare in default. La forza delle idee e la riscoperta dei settori giovanili e copiare esempi come il Siviglia, il Borussia Dortmund e l’Atletico Madrid che negli ultimi anni si sono tolte delle soddisfazioni senza l’ausilio dei petro-dollari.