Gaetano Scirea: la fatalità fatta tragedia.
Trentacinque anni fa scompare un grandissimo del calcio.
Roma, 3 settembre 2024.
Ricorrenza amara quella che ricordiamo oggi relativa alla scomparsa il 3 settembre 1989, trentacinque anni fa, di un grandissimo dello sport azzurro: Gaetano Scirea.
Triste ricordo ma nello stesso tempo è l’occasione per rivivere il tratto umano, oltre che tecnico, di un calciatore straordinario.
Gaetano Scirea da Cernusco sul Naviglio, hinterland milanese, classe 1953, da ragazzo nasce attaccante poi centrocampista nel formativo percorso nell’Atalanta con il sogno di indossare la maglia numero dieci, maglia di due calciatori di cui Gaetano ha il poster nella sua cameretta da ragazzo: Rivera e Suarez.
Nella stagione 1972/1973 esordisce in serie A, a diciannove anni, proprio con gli orobici guidati da Giulio Corsini che lo impiega come libero ruolo che, per analogia, oggi potremmo assimilare ad uno dei due difensori centrali.
L’impiego è occasionale in quel campionato che vede la Dea retrocedere in serie B, ma la stagione successiva non esce più di squadra sempre giocando nel ruolo di libero.
E’ proprio la sua naturale propensione a centrocampista dai piedi buoni, come diceva Fulvio Bernardini, che gli fa interpretare il ruolo di libero come primo costruttore di gioco.
Scirea esce dalla difesa palla al piede, testa alta, pronto al lancio per un compagno e pronto anche a seguire l’azione fino all’area avversaria.
La Juventus a quei tempi pesca spesso nel vivaio bergamasco e lo acquista inserendolo in un contesto di primissimo livello che costituirà, per molto tempo, anche l’ossatura per la nostra Nazionale.
Quattordici anni con i bianconeri fino al ritiro nel 1988 vincendo tutto quello che si poteva vincere, compreso il titolo mondiale nel 1982 con la Nazionale.
Un sodalizio fantastico ed un binomio perfetto con quello che considera il suo fratello maggiore: Dino Zoff.
Proverbiale l’aneddoto che lo vede in più occasioni chiedere il permesso a Zoff, suo capitano, di poter lasciare la difesa per impostare azioni d’attacco.
Come anche il suo tratto morale, il suo carisma silenzioso, che in un acceso Fiorentina-Juventus emerge rivolgendosi ad alcuni giocatori coinvolti in una rissa.
<Ehi vergognatevi, in tribuna ci sono le nostre mogli, i nostri figli, i tifosi, che ci stanno guardando>. Smisero tutti all’istante, perché quando parla Scirea…
Mai espulso e mai squalificato in carriera, una correttezza ed un rispetto per gli avversari assoluto, in un periodo calcistico dove c’è il fior, fiore, degli attaccanti sia in Italia che nel mondo.
Appena smessa l’attività diventa il primo collaboratore di Zoff, come allenatore in seconda della Juventus.
Proprio la sua estrema professionalità lo tradisce in quel maledetto 3 settembre 1989 quando si reca in Polonia per seguire il Gornik Zabrze, squadra prossima avversaria della Juventus nel primo turno di Coppa Uefa 1989/1990.
La supervisione diretta della compagine polacca non è necessaria ma Scirea non si oppone ai desiderata della dirigenza bianconera.
Sta di fatto che dopo la gara visionata, Scirea viene accompagnato verso l’aeroporto per fare ritorno in Italia e viaggia, insieme ad altre persone, su una Fiat 125p che nel bagagliaio ha ben quattro taniche piene di benzina tenute lì per qualsiasi evenienza (!)…
Durante il tragitto un furgone tampona la 125p scatenando un incendio che non lascia scampo ai facenti parte della vettura.
Vani i tentativi di salvare Scirea, come pure gli altri prontamente portati in un vicino ospedale, con i medici che né constatano il decesso in seguito alle gravissime ustioni riportate in tutte le parti del corpo.
Per tornare all’aspetto tecnico di uno dei più grandi calciatori degli ultimi cinquant’anni posso dirvi che nell’interpretazione del ruolo di libero per classe, tempismo, senso della posizione, visione di gioco Gaetano Scirea è, senza nessun dubbio, nel ristretto podio insieme ad altri due grandissimi come Pierluigi Cera e Franz Beckenbauer.
FOTO: Gaetano Scirea, archivio storico maglia azzurra.