
Che brutta cosa l’invidia: quando la vita sorride a una persona, questa attrae tonnellate di gelosie esterne da persone minuscole, le quali iniziano a parlare di fortuna per giustificare le vittorie del soggetto. Oggi, noi ci sentiamo microscopici e pieni di acrimonia. Ecco perché sforniamo la nostra personale classifica dei cinque colpi di fortuna più giganteschi della storia sportiva, iniziando dalla “botta” senza precedenti decisa dalla Dea Bendata in terra spagnola il 12 marzo 2025 a favore dell’allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti. Di rigore.
1) Rigore dell’Atletico Madrid: allucinante
L’Atlético Madrid ha perso contro il Real, allenato dal mister italiano, ai calci di rigore negli ottavi di finale di Champions League, la principale competizione europea di calcio (inferiore – forse – solo ai Mondiali a nazioni). La partita era finita 1-0 per l’Atletico, che all’andata aveva perso 2-1, e quindi sono stati decisivi i rigori per decidere il passaggio del turno. Il secondo rigore dei padroni di casa nel derby iberico pareva fosse stato segnato dal centravanti argentino Julián Álvarez ma poco dopo, mentre il Real Madrid si preparava al rigore successivo, l’arbitro l’ha annullato su segnalazione del VAR. Perché? Álvarez è scivolato, toccando il pallone due volte (foto). In quel momento, il Real – con la rete regolare – avrebbe avuto una pressione psicologica violenta verso l’Inferno: invece, d’improvviso tutto è andato in discesa verso il Paradiso. Non era mai accaduto.
2) La nebbia di Belgrado: ancora Carletto Ancelotti il fortunello, di rigore
Stavolta, c’è Ancelotti come giocatore. Premesso che Carletto è stato un ottimo centrocampista ed è un bravo allenatore se ci sono grandi campioni (dopo i flop alla Juve e al Napoli), in questa occasione siamo a Belgrado. Il 9 novembre 1988 la nebbia nell’andata degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni aveva pareggiato per 1-1 a San Siro contro lo Stella Rossa, si trova sotto per 1-0 allo stadio Marakàna. In gravissima difficoltà, con morte in faccia. Verso la fine una discreta nebbia, alzatasi all’interno dello stadio, induce (con infinite sollecitazioni rossonere) l’arbitro a sospendere la partita. Il giorno dopo si torna in campo per la ripetizione del match, senza Pietro Paolo Virdis e Carlo Ancelotti squalificati. Il primo era stato espulso, il secondo aveva ricevuto un’ammonizione ed era diffidato. Secondo le regole del tempo, non potevano giocare. Ma le norme imponevano anche che si dovesse ripartire dallo 0-0. Ripetizione, calci di rigore: passa il Milan. Che vince la Coppa. E può giocarla l’anno dopo (e rivincerla). Altrimenti, non avrebbe avuto il diritto.
3) Gastone il fortunato
Gastón Gaudio, detto Gastone il fortunato del tennis. Nel 2004, da outsider conquista il Roland Garros arrivando in finale per le sciagure di natura fisica degli avversari. Nella finale contro il connazionale Guillermo Coria, l’argentino rimonta da due set di svantaggio poi per poi imporsi 8-6 nel quinto parziale. In quanto l’avversario – col match in mano – si spacca sul più bello.
4) Apoteosi Bradbury
Steven John Bradbury: contro ogni pronostico, vince la medaglia d’oro nei 1.000 metri alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City nel 2002 nello short track. Prende parte ai 1.500 m (dove esce al secondo turno) e ai 1.000 m: ai quarti di finale giunge terzo dietro i favoriti Apolo Ohno e Marc Gagnon, ma la squalifica del secondo lo fa andare in semifinale. Qui, dopo le cadute di tre avversari e la squalifica di un altro, vince. In finale, fino all’ultimo giro, Bradbury è ultimo: passeggia. All’ultima curva, però, Jiajun cade nel tentativo di sorpassare Ohno, il quale perde l’equilibrio e trascina con sé gli altri. Oro allucinante per l’australiano.
5) Graf, che botta
La tennista jugoslava Monica Seles nel 1993, mentre era numero uno al mondo, è vittima al torneo di Amburgo di un’aggressione da parte di un tifoso morboso della tedesca Steffi Graf: è pugnalata alla schiena. Trauma immenso e praterie del Far West aperte a favore della teutonica. La quale, se la Seles fosse rimasta in concorrenza, avrebbe vinto infinitamente meno tornei di quanti è riuscita ad aggiudicarsi. Per la Graf, posizione numero cinque.