Turbolenze e prospettive imprevedibili nel Movimento 5 Stelle di Grillo
Roma, 10 gennaio – È assai difficile stabilire l’attendibilità dei sondaggi pubblicamente serviti in tutte le salse, ma se quelli di questi primi giorni del 2016 trovassero conferme, ombre sinistre e molto inquietanti si addenserebbero sullo scenario politico italiano.
Protagonista, nel bene e nel male, è ancora il Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio, attraversato da molte espulsioni e dimissioni con pesanti accuse reciproche tra dissidenti e vertici del Movimento.
Ciò nonostante, questa formazione rimane la maggiore forza di opposizione al governo e le varie ed articolate proiezioni la definiscono in costante espansione.
Qualcuno ha addirittura alzato il tono della voce, affermando che gli ultimi dati disponibili nella fiducia degli Italiani, indicano inequivocabilmente che l’esponente più affidabile, dopo il Presidente della Repubblica Mattarella, sia l’attuale Vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, il quale avrebbe già raggiunto, e superato (40 a 39), lo stesso Renzi.
Se si aggiungono, inoltre, le obiettive difficolta del centro-destra ed il crescente sdegno e disgusto degli Italiani nei confronti dell’attuale classe politica, la partecipazione del Movimento al probabile ballottaggio viene già data per certa.
A questo punto il caso si complica perché “il pallino” passerebbe nelle mani degli elettori dello stesso centro-destra, i quali dovrebbero scegliere tra l’astensione ed il Movimento pentastellato e, con l’aria che tira, nulla può essere dato per scontato.
Pur non disponendo della sfera di cristallo per prevedere il futuro, è diffuso il convincimento, secondo il quale gli oltranzisti della Lega, dei Fratelli d’Italia e di quanto resta di Forza Italia (il primo sondaggio di gennaio 2016 la dà in netta ripresa), non voterebbero mai il PD, né, tanto meno, il Presidente del Consiglio in carica, per cui gli avversari dei “Grillini” dovrebbero cominciare a preoccuparsi.
È anche vero che l’esodo di deputati, senatori ed amministratori locali continua senza tregua, ma le motivazioni dei dissidenti sembra abbiano carattere personale e di attaccamento alle proprie poltrone, anziché progetti ideali o propositivi.
L’ultimo nome di spicco a chiamarsi fuori è stato l’ex ideologo del Movimento, prof. Paolo Becchi, docente di filosofia, le cui dimissioni hanno causato molto rumore nel mondo mediatico, non solo per il prestigioso incarico ricoperto, ma anche per la notorietà del personaggio negli ambienti culturali e rappresentativi. Il prof. Becchi se n’è andato sbattendo la porta ed affermando che gli attuali dirigenti hanno trasformato il Movimento in un partito “ibrido” e senza futuro se non quello di continuare a fare la stampella dell’attuale maggioranza di governo.
È assai verosimile che le prime indicazioni di questo ipotetico “terremoto” politico scaturiranno dalle ormai prossime elezioni amministrative, ma la partita vera ed assai più importante si giocherà nelle elezioni politiche generali previste per il 2018.