Questa unità europea piace sempre meno
(da sx: De Gasperi – Italia, Adenauer – Germania – e Schumann -Francia -)
Roma, 24 gennaio – Sono trascorsi oltre 60 anni da quando i compianti “Padri fondatori” dell’Unione Europea concepirono questo ambizioso progetto che ancora oggi, purtroppo, non riesce a decollare.
Di certo il grande cancelliere tedesco Adenauer, il prestigioso architetto francese Schuman, l’esperto statista Spaak assieme ai nostri De Gasperi, Spinelli ed altri illustri personaggi dell’epoca, credevano ed auspicavano qualcosa di più di una semplice unificazione monetaria, rivelatasi inadeguata e molto dannosa per il nostro Paese.
Analizzando bene questa ibrida creatura, si ha la netta sensazione di trovarsi al cospetto di un enorme “carrozzone all’italiana”, estremamente costoso, in cui spesso ci si occupa del sesso degli angeli o delle dimensioni dei cetrioli anziché di problemi seri e comunitari.
Il presidente della Commissione, Juncker, che pretende dagli Stati membri sempre più rigore ed austerità, perché non comincia a dare l’esempio riducendo le proprie spese ?
Potrebbe darsi più da fare per sopprimere una delle due facoltose e costosissime sedi (Bruxelles o Strasburgo) e per la riduzione degli europarlamentari, per i cui spostamenti da una sede all’altra. si spendono oltre 200 milioni di euro all’anno.
Questo doppiopesismo, forte con i deboli (o presunti tali) e taciturno con i forti, indigna e ciò non va interpretato come un sostegno al Premier Renzi.
A me e, come ritengo, alla stragrande maggioranza degli Italiani, piace la mia terra, la mia lingua, la mia cultura, il mio modo di vivere, le mie istituzioni (sia pure con qualche riserva), l’autodeterminazione delle proprie scelte e non i diktat di non pochi fannulloni da noi eletti e lautamente mantenuti.
Com’è noto a molti, non troppo tempo fa quando le banche tedesche, spagnole ed altre si sono trovate in “sofferenza” grave vicina al fallimento, sono state tutte salvate dalla Comunità, mentre per i nostri quattro istituti di credito disastrati ed amministrati malissimo, nessun provvedimento di sostegno.
Non so se e chi paga le numerose sanzioni che vengono contestate ed ammannite al nostro Paese, ma mi sembra si vada oltre la decenza costringendoci a vivere sempre come sorvegliati speciali.
L’ultima “chicca” in ordine temporale, è la condanna dell’Italia per il mancato riconoscimento legale e giuridico del matrimonio delle coppie omosessuali comprendente, tra l’altro, l’adozione dei figli del rispettivo partner che, ritengo, la maggioranza della nostra gente, non approverà mai.
L’amarezza deriva dalla constatazione che ormai non siamo più padroni in casa nostra a cominciare dall’agricoltura, al comparto lattiero-caseario, al nostro celeberrimo artigianato ed anche alla nostra madre lingua, infarcita ormai da pessimi francesismi e stomachevoli espressioni anglo-sassoni come il ricorrente “Jobs Act” o l’indecifrabile “stepchild adoption” confidando, forse, nel deficit linguistico del nostro popolo che meriterebbe più rispetto.
Una cosa è certa, ci vorrà ancora del tempo per unificare veramente l’Europa come l’avevano concepita i lungimiranti dell’epoca e di sicuro non sarà questa generazione di europeisti simili a dei semplici “quaquaraquà”, magistralmente dipinti dal nostro grande Leonardo Sciascia.