“Questa è la storia…..” VIDEO
Roma, 16 febbraio – Ci sono momenti nella nostra vita scanditi da episodi, motivi che si ripetono come se qualcuno o qualcosa ci dirigesse in una sorta di regia cinematografica.
Il Festival di Sanremo è ormai passato ed addirittura hanno già confezionato un’anticipazione di quello che sarà la prossima edizione, in pieno delirio da marketing, tanto per portarsi avanti col lavoro.
Ma a proposito di Sanremo mi era sfuggita una ricorrenza eccezionale nei giorni tra il 27 ed il 29 gennaio scorsi e cioè i “cinquant’anni” dall’uscita de “Il ragazzo della Via Gluck” di Adriano Celentano.
Ero a cena a casa di mia madre e commentando con lei alcune cose del Festival appena visto, mi ricordava come nel 1966 la canzone di Celentano fu clamorosamente bocciata nella seconda delle tre serate che all’epoca scandivano la manifestazione.
Si perché allora il giovedì ed il venerdì erano, per così dire, le semifinali ed il sabato la finalissima con l’elezione della canzone vincitrice.
Il Molleggiato si presentò in seconda serata e prese a cantare questa ballata autobiografica sui ricordi e le esperienze di gioventù, facendone un pezzo che sarebbe diventato, non a caso, un inno all’ecologia, un tema che in quegli anni era molto scivoloso da trattare.
Il ricordo di mia madre fu incentrato sul fatto che per me, ragazzino di dieci anni in delirio per l’idolo Celentano, il pezzo era magnifico mentre per lei, in minima parte, e per mio padre era assolutamente da cestinare per usare un eufemismo.
Adriano era già a quei tempi un rivoluzionario e nonostante il gran successo di cui era protagonista, trovava grosse resistenze in alcune sacche di mercato dove il concetto di canzone italiana era stereotipato su cuore che faceva rima con amore e poi, come detto, fu innovativo con temi forti come lo smog, la cementificazione delle periferie ed altro.
Celentano, a dispetto di quella eliminazione, ebbe un successo planetario della sua canzone con traduzioni in mercati come quello inglese per gli artisti italiani pressoché impenetrabili; fu anche protagonista di un video, quando ancora lontano era il concetto di accompagnare un motivo ad una storia filmata, girato in un cantiere della periferia milanese a significare l’incedere dell’edilizia selvaggia in luogo dei verdi prati.
Ed allora tornando all’incipit quante volte abbiamo detto “passano gli anni” e qualcuno prontamente risponde “ma otto son lunghi”…..
Ed in coda al bel ricordo del nostro Amedeo, solitamente impegnato nelle cronache sportive ed uno dei coautori del nostro libro “Racconti di sport“, aggiungo un mio “amarcord” felliniano su “Il ragazzo della Via Gluck”.
All’epoca, 18enne, in Piemonte, con il mio complesso musicale “Gli Amici”, ovviamente seguivamo “Il Molleggiato” tanto che la nostra sigla di apertura e chiusura delle serate danzanti era “Ciao Ragazzi” di Celentano.
Nonostante fossimo un complesso tradizionale, Franco alla batteria e canto, Giovanni alla chitarra, Sandro al Sassofono ed io alla tromba e canto, partecipammo ad un festival beat dove, ovviamente era alla moda e “d’obbligo” tre chitarre, solista, accompagnamento e basso, e la batteria.
Canzone comune a tutti i complessi, era proprio “Il ragazzo della via Gluck”.
Inutile dire che, essendo un complesso tradizionale, non potevamo certo vincere un festival beat ma, per l’esibizione nemmeno perdere, per cui ci “contentarono” con la medaglia di bronzo…
Salvatore Veltri
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