Euro 2016. Il Portogallo campione di un Europeo brutto e dimenticabile
C.Ronaldo e compagni sono l’ennesima sorpresa di una stagione calcisticamente folle e bella per questo.
Roma, 11 luglio – L’11 luglio di 34 anni fa, 1982, l’Italia vinceva uno dei Campionati del Mondo più belli di sempre, nel quale, in campo, c’erano assi del pallone come Maradona, Tarantini, Socrates, Falçao, Zico, Cerezo, Briegel e, ovviamente, tutti gli azzurri di Bearzot, a cominciare da Bruno Conti (che per quanto giocò bene venne definito “Marazico”, ovvero il concentrato di Maradona e Zico) e Paolo Rossi, capocannoniere del torneo.
Oggi, 11 luglio del 2016, celebriamo il brutto Portogallo dell’unico, vero, asso in campo, C.Ronaldo, Campione d’Europa al termine di un torneo che più brutto non si poteva.
Un Europeo giocato mediamente male dalle 24 squadre finaliste, che hanno dato spesso vita a partite noiose, come è stata anche la finale (inguardabile nei 90’ regolamentari e solo leggermente migliore nei supplementari) e sottotono un po’ da tutti i calciatori in campo. Dai più attesi, come Pogba (più deludente che no e per molti davvero sopravalutato) e i belgi, tanto declamati alla vigilia, ai meno noti, ma ormai famosi, come Vardy, che con il Leicester dei miracoli (calcistici) aveva segnato gol a grappoli, mentre con l’Inghilterra non si è quasi visto. Già, il Leicester.
Forse in una stagione calcisticamente folle (e bella per questo) come quella che si è conclusa con la finale di Euro 2016, a Parigi non poteva che trionfare una outsider. Il Portogallo, appunto, la squadra che non ti aspetti. Quella fuori da ogni pronostico.
Tutti pensavano che la coppa sarebbe stata sollevata dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dal Belgio e, forse, anche dall’Italia. Dal Portogallo nessuno. E invece è andata così, con i lusitani che aggiungono la loro impresa a quelle del succitato Leicester, del Crotone, dell’Islanda e del Galles, uscite comunque vincitrici di Euro 2016 per la simpatia e la capacità di sorprendere, in positivo, chiunque.
Deludenti, invece, le attesissime Spagna e Germania, apparse bisognose di una ristrutturazione nel gioco e anche in alcuni uomini, forse troppo sopravalutati.
Il Portogallo, invece, ha vinto la coppa dopo essere stato ripescato come terzo del girone di qualificazione (cosa mai accaduta prima) e dopo aver vinto solo una partita nei 90’ regolamentari (la semifinale con il Galles) e averne pareggiate più di quelle vinte. Un successo figlio del non-gioco praticato dalla nazionale lusitana, che ha avuto in Pepe (!) il suo uomo-chiave, a testimonianza della tattica ultra-difensivista che, alla fine l’ha premiata.
Della sua vittoria, però, sarà giusto ricordare anche la sofferenza fisica ed emotiva di C.Ronaldo, fatto brutalmente fuori dalla finale dopo appena pochi minuti e trasfiormatosi in un secondo allenatore (leader lo era già) della squadra a bordo campo. Lui, il ragazzino che partendo dalla sua isola ha condotto la sua nazionale ad alzare per la prima volta un trofeo importante, merita questa coppa. Anche perché il gesto tecnico più bello del brutto Europeo che abbiamo visto è stato proprio il suo gol di tacco nel girone di qualificazione. Un colpo di genio nella mediocrità generale che ha premiato il non-gioco della sua nazionale.
Ora il calcio ufficiale va in vacanza per un mese e poco più, per lasciare spazio al calciomercato e alle amichevoli estive che servono solo a rodare i muscoli e a portare soldi nelle casse delle squadre, costrette a girare il mondo a caccia dell’ingaggio migliore.