Politica
Sfatiamo la retorica
Roma, 26 dicembre – Da quattro giorni il terrorista Anis Amri, responsabile del massacro a Berlino, è caduto sotto i colpi di un poliziotto. È stato il primo a sparare all’ingiunzione di dichiarare le sue generalità, e ha ferito il poliziotto; a questo punto, il compagno di pattuglia del poliziotto non ha esitato a far parlare la sua pistola e, per il terrorista, è finita. Eroe il poliziotto, che, stando a recenti fatti, può anche temere di essere inquisito dalla magistratura, assassino e delinquente dei più efferati, il terrorista.
La notizia è esplosa su tutti i media e ha fatto tirare un sospiro di sollievo almeno a tre nazioni, Germania, Francia e Italia, e in effetti anche a tutta l’Europa. Anis Amri era il “nemico pubblico numero uno” ed era ricercato in tutta l’Europa.
Il poliziotto ferito, dall’ospedale, dove è stato ricoverato, ha espresso subito il suo giudizio sulla “divinizzazione” di cui è diventato oggetto; lui non è un eroe perché ha fatto solo il suo dovere e ugualmente il poliziotto che ha risposto al fuoco del terrorista. Come abbiamo detto il poliziotto, autore del fatto, e il suo compagno di pattuglia ferito e all’ospedale, sono stati definiti immediatamente eroi e sono stati osannati da italiani e soprattutto dai tedeschi. Chiuso il siparietto “natalizio”.
Era necessaria una notizia rassicurante: Gentiloni ha avuto finalmente l’acqua per “battezzare” il suo governo, che è la fotocopia di quello di Renzi, con l’efficienza delle forze dell’ordine e la sicurezza per un Natale tranquillo; molti servizi giornalistici ci hanno mostrato Via del Corso in una attività commerciale che non esiste, (poco movimento e ancor meno acquisti) e tutti sono stati più felici e più contenti per essersi potuti sedere alla tavola del cenone natalizio da alcuni anni “in austerità”.
Ora scendiamo dalla retorica e mettiamo i piedi sulla fredda terra ferma e guardiamo come sta realmente la situazione.
Troppe cose non “quadrano”.
Gli unici a dire una cosa sensata sono stati i poliziotti che hanno ribadito il fatto che loro non hanno fatto niente per essere definiti eroi. Perché?
Mentre la Germania cercava i terroristi che avevano insanguinato il loro Natale, in Danimarca (è stato ipotizzato da alcuni organi informativi), Anis Amri, dopo aver ucciso il povero eroico autista del tir che ha seminato morte e terrore, e aver perso i suoi documenti “in loco” dopo la strage, era passato inosservato, senza problemi, attraverso due frontiere che, presumibilmente, non potevano essere “non controllate”. È entrato in Italia allo stesso modo e, attraverso Torino, è giunto nel milanese e alla stazione di Sesto San Giovanni, alle tre del mattino, orario in cui la popolazione sta sotto le coperte cercando quel calore che la corrente artica gli toglie, se ne andava tranquillamente per la strada come se fossero le tre del pomeriggio di una giornata primaverile, in cerca di qualcosa che gli inquirenti stanno cercando di capire cosa fosse.
Le uniche persone in giro, a quell’ora di notte, erano i due poliziotti i quali, vedendo la cosa un po’ strana, (giustamente), hanno tentato un approfondimento della situazione.
Pronta la replica del terrorista e qui ci sono dati discordanti, “poliziotti bastardi!” o ““Allah-u-akbar!”?, ed è partito il colpo di pistola del terrorista, in modo da accertare. L’altro poliziotto, visto ferito il compagno, ha risposto al fuoco del terrorista e lo ha ferito a morte. Chi fosse il feritore, nessuno dei due lo sapeva; segnalazioni del suo passaggio, nemmeno l’ombra (lo cercavano in Danimarca?!), per cui “azioni coordinate” per fermarlo non ne erano state organizzate; praticamente, “un illustre nessuno” che probabilmente aveva l’insonnia e… niente di più. Si era qualificato come calabrese e questo ha dovuto destare i primi sospetti perché il calabrese ha naturalmente una pronuncia un po’ “da naso otturato” che non è facile riprodurre specialmente all’improvviso, dopo di che è successo il finimondo. A questo punto, le cose che non quadrano; come poteva non essere riconosciuto, con le fotografie che circolavano su tutti i quotidiani? È stato necessario il rilevamento delle impronte digitali, e la Germania ha confermato l’identità del terrorista assassino di Berlino. In tutto questo “bailamme” di imprecisione e di incertezze, hanno preso vita le polemiche sulla sprovvedutezza dei nostri “007” della sicurezza che, per dare giusto risalto alla “divinizzazione” dei due poliziotti, hanno fatto ampia pubblicità delle loro identità. Il ministro Minniti Domenico, detto Marco (come lo era Pannella), ha respinto le accuse di “sprovvedutezza” rivoltegli dalla compagine parlamentare e da tutti quei lettori che scrivono i loro commenti ai giornali, precisando che, comunque, la funzione stessa dei poliziotti, espone costoro ai “rischi del mestiere”. Si; ma il ministro Minniti, forse dimentica o sottovaluta il fatto che il poliziotto non è un personaggio da “sotto i riflettori” per cui questo tipo di pubblicità non può giovargli perché, con essa, potrebbe diventare “sotto tiro”. Essa può essere utile solo all’attorucolo per arrivare sotto i riflettori e “diventare” attore, non ad altri. Osservazione: se uno, ai rischi del mestiere, ci aggiunge quelli dell’ingenuità e della sprovvedutezza, allora siamo a posto … ma questo, però, diventa un altro discorso. In conclusione la vicenda, che farà discutere ancora molto, ha comunque evidenziato qualche altra cosa.
Il fatto che la Germania si sia “liquefatta” sui suoi giornali in “Italien dank”, che cosa significa, che la “Crande Cermania” non è più quella che era?
In tutte le ipotesi, sfatiamo molta retorica e restituiamo alla situazione i suoi equilibri
… o il ministro si prende onore e gloria di un’azione inesistente e sul sangue degli uomini di una normale, comunissima pattuglia!