Roma, 01 giugno 2019 – La Sinfonia n. 2 “Resurrezione” di Gustav Mahler, affidata alla bacchetta di Mikko Franck, direttore principale ospite dell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia segna il ritorno della nostra maggiore compagine sinfonica nella sede romana dopo la gloriosa tournée in giro per l’Europa. Una sinfonia iperbolica, la Sinfonia in do minore, per il grandissimo organico, per la lunghezza (quasi un’ora e mezza), per la divisione in cinque movimenti, invece dei quattro della tradizione classica, per l’utilizzo di due interventi vocali: il “Lied Urlicht” (Luce primordiale) tratto dalla famosa raccolta di testi popolari di Arnim e Brentano “Des Knaben Wunderhorn” (il corno magico del fanciullo) e, nel quinto e ultimo movimento, l’intervento di un coro oltre a due voci di soprano e contralto, per l’ode di Klopstock “Die Auferstehung” (Resurrezione). Colossale ancora per la lunghezza del tempo impiegato nella composizione che si protrasse dal 1887 al 1894, quando Mahler era direttore del Teatro dell’Opera di Budapest e di Amburgo. Mahler aveva potuto ascoltare il testo di Klopstock durante la cerimonia funebre per la morte del celebre direttore d’orchestra Hans von Bülow ed era rimasto vivamente suggestionato dai versi inneggianti alla resurrezione, all’eterno ritorno, che si saldavano perfettamente con l’ideale espresso dalle teorie filosofiche di Nietzsche, che influenzavano la musica di fine secolo e che si riscontrano oltre che in Mahler anche in Strauss (Also sprach Zarathustra).
La Sinfonia un do minore n.2 si dipana lungo un percorso indicato dapprima dallo stesso autore, un percorso che va dai funerali di un eroe al Giudizio Universale e alla Resurrezione passando attraverso il mondo ingenuo, incantato e fiabesco dell’infanzia, ma tutto ciò vuole essere come un suggerimento, una chiave di lettura per un ascolto più intenso e partecipato. Mahler avverte di non cercare ad ogni costo un programma sotteso alla composizione, anzi che è “insoddisfacente e sterile voler dare un programma a un’opera musicale” Precisazione indispensabile in un momento storico in cui il Poema Sinfonico e tutta la musica a programma riscuoteva grandissimi consensi. In realtà questa sinfonia in particolare appare come una ricerca del significato del dolore, della sofferenza e della morte, che fa da sigillo fatale ad ogni sentimento. Una indagine fatta con le armi della sua profonda musicalità, con la forza dei suoi sentimenti che possono deflagrare come rendersi soffici e lirici, ridere di una malinconica allegria e riflettersi ad interrogarsi sui tracciati di quelle domande universali che caratterizzano l’uomo di tutti i tempi: Perché sono nato? Perché debbo soffrire? Perché debbo morire?
L’orchestra, sapientemente accesa dalla direzione brillante di MIkko Franck ha saputo trovare la cifra espressiva più aderente al compito complesso che le si richiedeva fornendo sempre una splendida tessitura degli archi, lucentezza infallibile dei corni e degli ottoni e una visuale d’insieme che dà conto delle tre parti nelle quali si può suddividere l’intero lavoro, dal primo movimento connotato da forti tinte drammatiche e da una cupa atmosfera con il suo “Allegro maestoso” e la funebre tonalità minore, quando un impetuoso e appassionato vigore si impadroniscono del suono palesando quei profili compositivi romantici e post romantici sui quali si articola l’arte di Mahler. Nello Scherzo (terzo movimento), viene utilizzato un lied precedentemente composto “La predica di Sant’Antonio ai pesci”, le cui parole sono tratte dalla raccolta popolare “Des Knebel Wunderborn” (il corno magico del fanciullo). La scelta testimonia la capacità dell’artista di trasferire nella propria musica innesti di elementi sonori provenienti da territori lontani da quelli della musica classica: marce, canzoni popolari e popolaresche, ritmi di danza che era facile in quello scorcio di secolo, la favolosa belle époque, ascoltare nei café-chantant. Ma è nel movimento Finale che va ricercato il focus dell’intero lavoro, allora si evince che tutto il resto della composizione non è che una preparazione alla clausola drammatica e alla sua rappresentazione dell’Aldilà, del Giudizio Universale, della resurrezione dei corpi. Il tutto raccontato con pagine di grande effetto, con un ruolo di primazia affidato ai suoni lontani dei corni nello spazio. Un espediente, la spazializzazione del suono, in funzione espressiva, assieme alla scansione temporale data dai mutamenti di passo musicale, con le appena evocate marce della banda militare in lontananza che contribuisce a rafforzare il tessuto emotivo e avvia verso il tema glorioso e solenne della Resurrezione.
In questa splendida edizione, l’ottima direzione d’orchestra è corsa in parallelo con il Coro sapientemente istruito da Ciro Visco e con le due soliste, il soprano Genia Kühmeier e il mezzosoprano Gerhild Romberger.