Ebbene, per lo sportivo e, soprattutto, per il tifoso, quasi sempre litigioso ed imbufalito, la giornata festiva, che nell’immaginario collettivo dovrebbe favorire la serenità e la distensione, nonché (per i credenti) la partecipazione ai riti sacri e religiosi, oltre, naturalmente, ai convenevoli con i propri cari e la consumazione dei pasti tutti insieme allo stesso desco, si può ben dire che questo intero compendio di doveri e di piaceri, viene sacrificato sull’altare della propria passione sportiva.
Infatti, si da proprio il caso che nei pomeriggi domenicali ci sono le partite di calcio con la esibizione della propria squadra del cuore e ciò, ineluttabilmente, manda all’aria tutte le buone intenzioni nei confronti delle persone più care, con gli inevitabili mugugni che coinvolgono l’intera famiglia.
Il fenomeno interessa lo sportivo ed il tifoso, però con una netta differenza: il primo ostenta una calma glaciale; adempie nella mattinata a taluni impegni previsti dalla civile comune convivenza, riesce persino a riconciliarsi con Dio ascoltando la prima messa; consuma una frugale colazione e si avvia rilassato verso lo stadio dove spera soltanto di vedere una bella partita in cui vinca veramente il migliore.
Diverso il comportamento del tifoso, già in fibrillazione durante l’intera settimana che precede l’incontro della domenica ipotizzando, con amici e colleghi, i possibili risultati e le inevitabili incidenze sulle prospettive future. Per costui, la mattinata domenicale è dedicata alla lettura dei giornali sportivi (in Italia ne abbiamo quattro, mentre in Inghilterra nemmeno uno) e l’immancabile escursione su internet per le ultimissime sulle squadre interessate.
A questo punto si dà l’assalto al telefono di casa ed al cellulare per contattare gli amici e stabilire l’ora ed il luogo dell’incontro. Molto spesso rinuncia anche al panino sostituendolo con un pezzo di pizza ed una bevanda in lattina da consumare strada facendo.
L’arrivo allo stadio è sempre in anticipo rispetto a tutti gli altri, perché l’ingresso e la contemplazione del tempio del pallone sono delle sensazioni che possono provare ed apprezzare soltanto coloro i quali vivono di calcio riflesso! (dice lui).
Le imprecazioni, i cori e le stravaganze verbali che precedono, accompagnano e seguono lo svolgimento della gara rappresentano uno spettacolo nello spettacolo e non di rado degenerano in atti inconsulti, specie quando la propria squadra perde o, peggio ancora, quando l’esito negativo della gara viene attribuito a presunte o vere disattenzioni del direttore di gara.
Tra le tante correnti di pensiero c’è qualcuna che colloca il tifoso scalmanato e stravagante tra le categorie sociali meno colte, meno abbienti e con meno titoli accademici, araldici ed onorifici, ma non ritengo sia proprio così.
Personalmente non credo all’ipnotizzazione anche se molti la considerano una scienza esatta. In ogni caso va sottolineato il fatto che il comportamento di molte persone cosiddette “perbene” che nella vita di tutti i giorni si comportano in modo irreprensibile, può accadere (ed accade) che allo stadio si trasformino e molto spesso si fondono e si confondono con gli ultras della peggiore specie con linguaggio ed atteggiamenti volgari e scurrili.
Anche l’emblematico abbigliamento del tifoso non è casuale perché ubbidisce a precise scelte specie per quanto riguarda la maglietta, la sciarpa, il tutto avvolto in gigantesche bandiere inneggianti ai propri colori sociali.
Sotto il profilo goliardico e spettacolare l’immagine del tifoso potrebbe sembrare anche gradevole, accattivante e coinvolgente, solo, però, che non di rado tra le pieghe di quei simboli fosforescenti vengono occultati petardi ed anche armi improprie capaci di trasformare un eccellente e divertente spettacolo in un evento delittuoso e deplorevole.