Arti Marziali. Ju Jitsu: “ Il principio del No mente ”
Agire senza pensare di agire
Roma 26 dicembre 2016 – Molto spesso quando ci troviamo a dover svolgere un azione che ripetiamo quotidianamente la facciamo senza pensare al “come svolgerla”, perché ormai è diventata un’abitudine. Alzarsi la mattina e prepararsi per la giornata, andare al lavoro e svolgerlo, tornare nella propria casa a fine giornata, cenare e andare a dormire. Tutte queste azioni vengono chiamate “abitudini”. Ma in realtà ci siamo esercitati a fare tutto ciò, fin da piccoli, guardando e imparando dai nostri genitori, dai nostri insegnanti e durante la scuola.
Tutto questo però ci toglie la creatività e la capacità di pensare con la mente “libera e aperta”, quindi ci limita.
Facciamo l’esempio del Ju Jitsu, nel quale l’allievo non impara subito le tecniche, ma inizia imparando le basi come le posizioni (Dachi), gli squilibri (Kuzushi) e le cadute (Ukemi) per poi proseguire con le tecniche da studiare insieme al maestro. Questo percorso è necessario affinché ogni allievo sviluppi una postura corretta ed impari la tecnica corretta. Quando si arriva a un livello superiore, però, è necessario imparare ad “usare la propria tecnica senza pensare”.
Per un allievo questa fase a volte è destabilizzante e anche difficile da capire, proprio perché ha sempre avuto come guida e come esempio il proprio maestro.
È chiaro che quest’ultimo non abbandona mai il suo allievo, però vuole che sviluppi la sua creatività, che usi le sue capacità in maniera “libera”, senza costrizioni. Quindi il maestro è e sempre sarà la sua guida, ma pretende che ad un certo punto del percorso l’allievo cominci a “camminare con le proprie gambe”. Proprio come fa un genitore con il proprio figlio quando intraprende il lungo percorso della vita…