Si tratta di soggetti ormai maturi, in maggioranza “col capo bianco per antico pelo”, ma dotati ancora di tanta vitalità e versatilità, meritevoli di rispetto ed ammirazione per l’intelligente e salutare impiego del loro tantissimo tempo libero.
Il caso non può e non deve stupire più di tanto perché, è noto ormai da tempo, che l’età media dell’uomo moderno si è notevolmente allungata ed il tenore di vita (nonostante la grave crisi economica dalla quale non si può certo prescindere) è molto migliorato. Inoltre, alcune conquiste sociali hanno notevolmente migliorato le condizioni dell’intera classe lavoratrice, alla quale è stato finalmente consentito di praticare quelle discipline sportive che, in gioventù, per una ragione o per l’altra, non era mai stato possibile nemmeno avvicinarsi.
Nell’ampio e variegato ventaglio di questa straordinaria realtà, voglio soffermarmi sugli irriducibili ed imperturbabili tennisti che ne costituiscono una parte considerevole, i quali sciamano imperterriti sulle superficie dei campi in terra rossa, con la voglia ed il piglio di dimostrare agli amici e, soprattutto, a sé stessi, di essere ancora in grado di esprimersi a livelli più che accettabili.
Inquadrato in quest’ottica, il fenomeno potrebbe essere archiviato come un benefico ed auspicato processo di emancipazione e crescita civile, da molto tempo in vigore nei paesi più evoluti. Ma, paradossalmente, sono proprio queste circostanze estremamente favorevoli che consentono di ottenere tutto e subito, che spesso possono creare delle inquietudini e qualche preoccupazione.
Infatti, per chi segue da vicino l’attività fisico-motoria degli sportivi della “terza età”, non è affatto difficile cogliere la disinvoltura e l’approssimazione di costoro, pronti sempre ad esaltarsi nel raggiungimento di un qualsivoglia successo da sacrificare sull’altare del proprio orgoglio personale, trascurando colpevolmente la necessaria preparazione atletica e soprattutto, il supporto medico e sanitario.
Senza scomodare gli specialisti ed i cattedratici della medicina moderna, si può affermare tranquillamente che il recupero del potenziale energetico speso dal corpo umano, è molto più lento nell’anziano che nel giovane. Ne deriva che non mi sembrano scelte sensate quelle di sottoporre quotidianamente il proprio fisico all’affaticamento ed allo stress anche se, apparentemente tutto sembra normale e non si avvertono i sintomi premonitori del logoramento e della stanchezza.
Un’altra mina vagante che beccheggia sinistramente tra le onde agitate di questo enorme lago di atleti maturi, è la disinvolta e preconcetta sottovalutazione della “medicina sportiva” tanto che nei casi in cui è richiesta la certificazione necessaria per frequentare i circoli sportivi, si fa di tutto per cercare un qualsivoglia escamotage, con la complicità di qualche medico amico o compiacente, onde evitare accertamenti clinici ed analisi varie richiesti dalla legislatura vigente.
Nel complesso, però, il giudizio sereno ed obiettivo di questo stato di cose non può che essere positivo ed il merito va attribuito quasi esclusivamente, a tutti coloro i quali vogliono continuare ad essere protagonisti nella gestione della propria esistenza e non semplici ed evanescenti comparse manovrate dal burattinaio di turno o condizionate dai cicalecci e dai chiacchiericci della gente comune che rifiuta pregiudizialmente di impiccarsi soltanto degli affari propri.