Roma, 6 aprile 2022.
C’è un incontro di boxe disputato al Caesar Palace di Las Vegas il sei aprile del 1987, trentacinque anni fa, che ancora oggi insinua dubbi e discussioni.
Il match è tra Marvin Hagler e Sugar Ray Leonard per il titolo mondiale dei pesi medi, categoria regina del pugilato insieme a quella dei massimi.
Hagler, peso medio naturale, tra il primo e l’ultimo dei 67 incontri disputati da professionista ha sempre inchiodato l’ago della bilancia a 72,5 kg!
Leonard, di due anni più giovane, comincia la sua carriera come peso welter, limite fino a 66,7 kg., mettendo su progressivamente sei chili di muscoli fino ai 72,5 kg. della categoria dei medi.
Hagler viene da Brockton nel Massachusetts, città del suo idolo Rocky Marciano, anche se i suoi natali risalgono a Newark, la città del celebre aeroporto nei dintorni di New York.
Leonard è di Rocky Mount, Carolina del Nord, e deve il soprannome di <Sugar>, per la sua classe, in ricordo del leggendario Sugar Ray Robinson indiscusso fuoriclasse dei pesi medi degli anni ‘40/’50.
Hagler diventa professionista dal 1973 ed arriva a disputare un match per il titolo mondiale, dopo ben 50 incontri, contro il nostro Vito Antuofermo.
Il match è un pari generoso per il nostro portacolori e riduttivo per Hagler che dieci mesi dopo detronizza l’inglese Minter a Londra con un perentorio Kot alla terza ripresa.
Da lì dodici difese della corona contro la crema della categoria, in sei anni e mezzo d’attività, con l’obiettivo di battere il record di Carlos Monzon fermo a quattordici difese.
La preparazione di Hagler è sempre la stessa: si estranea per sei settimane in un albergo di Cape Code, sud-est di Boston, detto <La prigione>, seguito dai suoi maestri i fratelli Petronelli originari della provincia di Foggia.
Hagler e Leonard, davanti ad un pubblico straripante si dividono una borsa complessiva di 23 milioni di dollari, con il Campione favorito nei pronostici.
Hagler, mancino naturale ma maestro di pugni con entrambe le mani, non combatte da tredici mesi.
L’ultima difesa del titolo contro Mugabi, una battaglia dura e spietata, forse qualcosa lascia come strascico al trentatreenne Campione.
Leonard, dal canto suo, arriva a combattere appena il terzo incontro negli ultimi cinque anni e mezzo dopo aver subito il distacco della retina.
Può darsi che queste considerazioni inducano Hagler ad una leggera sottovalutazione del suo avversario, forse il Campione sta diventando semplicemente più vecchio.
Sta di fatto che le prime sei riprese sono dominate tatticamente da Leonard, che impone tecnica e velocità ad Hagler, che peraltro mantiene una leggera supremazia seppur sterile.
Parliamo sempre di piccole differenze tra due splendidi esemplari della categoria dei medi. Quando Hagler aumenta il ritmo Leonard si salva con schivate al millimetro, colpo d’occhio, anticipo e con insospettate doti caratteriali.
Difficile giudicare ma Leonard conquista il suo terzo mondiale premiato dai giudici Dave Moretti, 115-113, e Josè Guerra, addirittura 118-110, mentre Lou Filippo vede il Campione vincente 115-113.
Una delusione cocente, un senso di ingiustizia, per Hagler che crede di aver vinto; un po’ la stessa frustrazione di quando pareggia nel primo match con Antuofermo.
Stavolta però non supera lo sconforto ed abbandona la boxe, rifiutando qualche tempo dopo una borsa di 15 milioni di dollari per una rentrée.
Cala il sipario dunque su Marvin Hagler, <The Marvelous>, Il Meraviglioso, che voleva raggiungere e superare Carlos Monzon nelle difese della corona mondiale.
Hagler, mai battuto per Ko, grande tattica e potenza, puntava al riconoscimento assoluto tra gli immortali della categoria dei medi.
Obiettivo raggiunto…