Marchionne, Ferrari ma anche golf e spada

Roma, 23 luglio 2018 –  In una delle domeniche più nere della storia  dello sport e dell’industria italiana (e mondiale),  a sostenere il depresso stato d’animo dei tantissimi annichiliti dalla vicenda combinata Ferrari-Marchionne, sono stati  (ancora una volta)  due atleti praticanti sport di nicchia, golf e spada, (in Italia).

La schermitrice friulana Mara Navarria, in quel di Wuxi in Cina, ha fatto echeggiare le note dell’Inno di Mameli per la medaglia d’oro,   il primo della sua carriera di spadista che riesce a conciliare vita sportiva, vita militare

(Esercito) e famiglia. È, infatti, anche sposa e mamma.

Francesco Molinari, dal canto suo è uno degli 11mila  tesserati alla federazione golf italiana, figlio d’arte.

Ieri, domenica, dopo 4 estenuanti giornate di gara nelle fosche brughiere scozzesi di  Carnoustie, il golfer  torinese  è riuscito in una impresa senza precedenti  per lui  ed ogni altro italiano: aggiudicarsi l’Open  Championship, uno dei quattro tornei Mayor che  per prestigio e partecipazione sono considerati il top Mondiale.

Chi si impone in  un  Mayor viene inserito nella ristrettissima cerchia  degli assi  di ogni tempi. La prima disputa del Championship risale a quasi due secoli fa, nel 1871.

Scherma e Golf:   Navarria e Molinari. Ancora la Piccola Italia che viene in soccorso  alla Grande Italia per confermarla regina dei paesi più sportivi, quando si parla di tutti gli sport, grandi o piccoli che siano.

 

Tutto ciò positivamente premesso, ci si continua a porre questa domanda:  che necessità c’era di mettere in piazza le condizioni di salute di Marchionne mentre ad Hockenheim si  svolgevano  le varie fasi del Gran Premio di Germania?

Su questo circuito caro a Sebastian Vettel,  non si è svolto  soltanto un Gran Premio di Formula Uno, si è celebrato anche  un De Profundis anticipato!

Mentre si annunciavano le condizioni di salute  irreversibili del manager  italo-canadese, nello stesso tempo si presentavano  gli stravolgimenti nell’assetto dirigenziale del Gruppo Fiat  Chrysler Automobiles, Ferrari inclusa.

Soprattutto  nomine, guarda caso, di manager statunitensi. Lasciando di italiano veramente ben poco.

Insomma sembra proprio che  l’accantonamento anticipato dell’uomo che ha azzerato ogni pendenza negativa della Fiat, risponda alla logica: ora che le cose sono state definitivamente sistemate, possiamo passare alla Fase 2 – l’americanizzazione totale della Fiat-Ferrari.

Quanto può avere influito tutto ciò in quello che è accaduto in pista ad Hockenheim, al di là della buona sorte e della bravura sovrumana di Hamilton, capace di vincere un Grand Prix, partendo dall’ultima fila ed (a metà gara) quinto distaccato da Vettel di 27 secondi?

Sono ardue sia  le valutazioni che le cronache delle circostanze!

Certamente, però, gestione dei cambi delle gomme, pioggia, avvicendamenti in testa fra Vettel e Raikkonen non hanno convinto molti. Potrebbe, in particolare, essere mancata, autorevolezza e serenità nell’ambito della confusione post Marchionne.

Al di la di ogni significanza  sportiva ed etica,  l’impressione è quella di aver assistito ad una classica “americanata”  senza tatto o sensibilità.

Una fretta davvero di poco gusto. Senza motivazioni convincenti. Marchionne aveva (sembra assurdo parlare al passato!) attorno a sé uno staff addestrato e funzionante.

Ma perchè questa fretta di sostituirlo in fretta e furia?  Cosa deve accadere in questi giorni di così urgente e fondamentale per la Fiat da non consentire una gestione temporanea   da parte di uno staff adeguato e dei vari Vice di Marchionne?Se non la voglia di insediarsi al più presto bruciando qualche concorrenza ?

Insomma,  l’accaduto appare imbevuto di un cinismo che non convince, almeno non convince  un libero pensatore italiano, rinviando a comportamenti in uso negli States ed a  chi ritiene Trump un maestro di moderno savoir faire, per il quale la strada giusta  per gestire  qualsiasi vicenda sia: oggi, dire e fare senza scrupoli o riguardi; domani, alla bisogna, dire e fare esattamente il contrario. In barba a tutti anche chi  non è più in grado di difendersi.

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