La sequenza delle accattivanti immagini, ripropongono la magica impresa del trionfatore delle Olimpiadi di Berlino del 1936, James Cleveland Owens, detto, “Jesse” , mentre sbaraglia il campo nei 100 m. piani in un tripudio di consensi la cui eco non si spegnerà mai.
Questo straordinario atleta 23enne afroamericano, simbolo di una minoranza che stentava a sconfiggere il razzismo, la segregazione ed il bigottismo, vinse nella stessa edizione dei giochi, ben quattro medaglie d’oro in diverse specialità, con misure e tempi inconcepibili ed inimmaginabili in quel contesto epocale.
E’ anche vero che l’attuale recordman dei 100 metri piani, il giamaicano Bolt, vanta un tempo di 9,63, ma il confronto è del tutto improponibile se valutiamo obiettivamente cosa e quanto è stato fatto in questi ultimi tempi.
Ma l’aspetto extrasportivo più interessante che giganteggia sullo sfondo di questo avvenimento, è contenuto nella truce ed arcigna immagine di Adolf Hitler che assisteva in tribuna d’onore circondato ed osannato dai suoi gerarchi del 3° Reich alquanto increduli e non poco imbarazzati.
Certamente non sapremo mai la fine fatta del ministro tedesco dello sport e della cultura che non avrebbe mai pensato ad una sconfitta dei fenomenali atleti di razza “ariana”, dati da tutti per favoriti. A ciò va aggiunta la terrificante beffa di aver dovuto premiare altri atleti.
Per gli appassionati di atletica leggera, che resta sempre la regina delle discipline olimpiche, rivedere la partenza e l’armoniosa coordinazione muscolare del nostro mito, riaccende gli entusiasmi e stimola nelle umane genti sensazioni gradevoli e gratificanti.
Come tutti i campioni del suo tempo, Owens non si arricchì con i proventi delle sue vittorie e concluse la sua vita terrena a 67 anni, insegnando nelle scuole del suo Paese ed accarezzando i suoi prestigiosi e numerosi trofei conquistati sulle piste di tutto il mondo.