Owens – Il mito che non tramonta mai

In queste settimane sugli schermi della RAI e delle maggiori TV commerciali, scorre frequentemente uno spot pubblicitario realizzato e proposto da una nota casa automobilistica straniera, che veramente suggestiona gli animi dei veri sportivi e riconcilia un po’ tutti con l’onnipotenza e la perfezione della natura umana.

La sequenza delle accattivanti immagini, ripropongono la magica impresa del trionfatore delle Olimpiadi di Berlino del 1936, James Cleveland Owens, detto, “Jesse” , mentre sbaraglia il campo nei 100 m. piani in un tripudio di consensi la cui eco non si spegnerà mai.

Questo straordinario atleta 23enne afroamericano, simbolo di una minoranza che stentava a sconfiggere il razzismo, la segregazione ed il bigottismo, vinse nella stessa edizione dei giochi, ben quattro medaglie d’oro in diverse specialità, con misure e tempi  inconcepibili ed inimmaginabili in quel contesto epocale.

Per i cultori di statistiche e per i comprensibili curiosi, preciso loro che il nostro eroe vinse nei 100 e nei 200 metri piani col tempo di 10,3 e 20,7; nel salto in lungo con m. 8,6 e nella staffetta 4×400 piani in 39,8, battendo i relativi record che duravano da decenni e poi protrattisi a lungo nell’albo d’oro delle edizioni successive fino al 1960.

E’ anche vero che l’attuale recordman dei 100 metri piani, il giamaicano Bolt, vanta un tempo di 9,63, ma il confronto è del tutto improponibile se valutiamo obiettivamente cosa e quanto è stato fatto in questi ultimi tempi.

Ma l’aspetto extrasportivo più interessante che giganteggia sullo sfondo di questo avvenimento, è contenuto nella truce ed arcigna immagine di Adolf Hitler che assisteva  in tribuna d’onore circondato ed osannato dai suoi gerarchi del 3° Reich alquanto increduli e non poco imbarazzati.

Certamente non sapremo mai la fine fatta del ministro tedesco dello sport e della cultura che non avrebbe mai pensato ad una sconfitta dei fenomenali atleti di razza “ariana”, dati da tutti per favoriti. A ciò va aggiunta la terrificante beffa di aver dovuto premiare altri atleti.

Per gli appassionati di atletica leggera, che resta sempre la regina delle discipline olimpiche, rivedere la partenza e l’armoniosa coordinazione muscolare del nostro mito, riaccende gli entusiasmi e stimola nelle umane genti sensazioni gradevoli e gratificanti.

Come tutti i campioni del suo tempo, Owens non si arricchì con i proventi delle sue vittorie e concluse la sua vita terrena a 67 anni, insegnando nelle scuole del suo Paese ed accarezzando i suoi prestigiosi e numerosi trofei conquistati sulle piste di tutto il mondo.

Exit mobile version