
Roma, 5 marzo 2025 – Bruno Pizzul tra pochi giorni, l’8 marzo, avrebbe compiuto 87 anni, ma il destino ha voluto portarselo via prima dell’arrivo del giorno della donna e del suo compleanno.
Per tutti noi ragazzi degli anni ’80 e poi ’90, insieme a Nando Martellini, era la voce storica della nazionale italiana.
Anche se lui, a differenza del Nando nazionale, aveva avuto la sfortuna e un pizzico di rammarico di non averla mai vista diventare Campione del Mondo come, invece, era accaduto al suo predecessore nel ruolo, Nando Martellini, del quale era stato l’erede.
Nell’82, infatti, c’era ancora il mitico Nando a fare le telecronache degli azzurri, mentre nel 2006, quando gli azzurri hanno trionfato a Berlino, Pizzul era già andato in pensione (2002).
Abbiamo scritto “un pizzico di rammarico” perché lui stesso diceva che il fatto di non essere riuscito a celebrare l’Italia come Campione del Mondo non gli creava grandi fastidi ma solo questo, il rammarico.
Non per lui, però, ma per quella vittoria sfumata nei Mondiali delle notti magiche del ’90 nei quali, secondo lui e, aggiungiamo, anche secondo noi, l’Italia di Vicini avrebbe davvero meritato il titolo.
Forse, aggiungiamo, anche più dell’Italia di Sacchi che lo perse ai rigori, contro il Brasile, ad Usa ’94, nella finale di un torneo nel quale Pizzul ci aveva esaltato raccontando i gol di “Roberto Baggiooooo!”
Forse il calciatore che si è legato di più alle sue telecronache, sempre fatte con la voce pacata, professionale, mai urlata né invadente, come insegnavano una volta nelle scuole di giornalismo.
Perché il telecronista non deve mai sovrapporsi alle immagini e distogliere l’attenzione dello spettatore da queste, che devono sempre avere la priorità rispetto a chi le commenta.
Alla gente, ai tifosi, interessa più vedere la partita che stare a sentire migliaia di parole e informazioni che, alla fine, possono anche infastidire.
Bruno Pizzul era nato a Udine nel 1938 e, per questo, era diventato un alfiere di quel Friuli al quale era sempre rimasto attaccatissimo e nel quale oggi, all’ospedale di Gorizia, ci ha lasciato.
La sua voce è stata una garanzia di professionalità, educazione e competenza per tutti quelli delle nostre generazioni.
Foto: Tgcom24