Racconti di sport

1000 volte Pelè.

Cinquantacinque anni fa Pelè entra nella storia, oltre che nella leggenda.

Roma, 19 novembre 2024.

 

Il 19 novembre 1969 a Rio de Janeiro, Brasile, è una serata dal clima mite quasi una primavera inoltrata.

L’anno sta per terminare ed è un anno importante per quello che è stato in estate l’evento più clamoroso della storia recente, ossia lo sbarco dell’uomo sulla Luna.

In ambito sportivo il Milan vince la sua prima coppa intercontinentale nella bolgia di Buenos Aires contro l’Estudiantes e nel ciclismo Felice Gimondi vince il suo secondo Giro d’Italia.

Per le nostre squadre romane ci sono buone speranze; per la Roma del mago Herrera la possibilità di competere nella Coppa delle Coppe mentre nella Lazio, neo-promossa in serie A, si verifica, in estate, l’avvento di un personaggio che inciderà profondamente nella sua storia: Giorgio Chinaglia.

Tornando al nostro incipit c’è una spasmodica attesa allo stadio Maracanà per la partita Santos-Vasco da Gama, anteprima dell’imminente inizio del campionato brasiliano.

L’attesa è tutta per Pelè, al secolo Edson Arantes do Nascimento, che con 999 goals fino ad allora marcati è in odore della sua millesima trasformazione.

Il Vasco tuttavia non vuole essere la vittima sacrificale nonostante la mobilitazione sia massimale al cospetto di più di 70.000 spettatori per una gara, ripetiamo, amichevole.

Tatticamente il tecnico del Vasco schiera cinque difensori puri di cui uno, Renè, investito della “missione impossibile”: impedire a Pelè la rete numero 1000.

L’incontro scorre via molto combattuto con il vantaggio iniziale del Vasco ed il successivo pareggio dei bianchi del Santos e con Pelè che colpisce la traversa con un pallonetto delizioso, oltre a vedersi parare un altro paio di conclusioni dal bravo portiere Andrade.

Ma il destino, stavolta non “cinico e baro”, è in agguato e alle 23,23 “da tarde” Pelè entra in area e viene falciato proprio da Renè: Rigore!

Mancano poco più di dieci minuti alla fine della gara e Pelè si avvia a calciare la sfera di cuoio dal dischetto.

Mentre cerca la giusta concentrazione, con un paio d’avversari che lo disturbano e gli scavano buchi sul dischetto, la totalità dei fotografi e cineoperatori si riversa dietro la porta di Andrade e, scena fantastica, tutte e due le tifoserie si alzano in piedi ed urlano: “Pelè, Pelè, Pelè…”.

Visibilmente nervoso, nonostante ormai a 29 anni vive costantemente nella leggenda, Pelè prende una lenta rincorsa e calcia di piatto destro alla sinistra di Andrade che intuisce ma non può arrestare il corso della storia.

“O Rei” entra dentro la porta, recupera il pallone e lo bacia neanche fosse Marilyn Monroe.

Il contorno è un tripudio generale, con i compagni di squadra che lo prendono sulle spalle in giro per il campo e centinaia di reporter dietro per significare il momento.

Una scena che, ahimè, rivedremo sette mesi dopo in Messico nella finale vinta dal Brasile sugli Azzurri per 4-1 nella finale della Coppa Rimet.

Dopo più di venti minuti la gara riprende il suo svolgimento con Pelè, esausto, che viene sostituito e con il Santos che alla fine vince per 2-1.

Anche Romario alcuni anni dopo raggiunge lo stesso traguardo, senza però diventare epopea, leggenda.

Edson Arantes do Nascimento, O Rei, La Perla nera, per tutti PELE’, “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”.

Il poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade qualche tempo dopo dice: <Non è difficile segnare 1000 goals come Pelè, è difficile segnare un goal coma Pelè>.   

 

FOTO:  Storie di calcio  –  Grandi imprese.

 

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