Roma, 5 maggio 2020. Quando si parla della storia dello sport, con particolare riferimento al ciclismo, non possiamo non ricordare Gino Bartali che proprio 20 anni fa ci lasciava a poco più di due mesi dal suo 86° compleanno.
Ginettaccio nasce a Ponte a Ema, periferia di Firenze, nel luglio 1914 e debutta tra i professionisti nel ’35 in contrapposizione con Learco Guerra, la locomotiva umana, che però era sul viale del tramonto. Vincitore di tre Giri d’Italia, due Tour de France, oltre a campionati italiani, Milano-Sanremo, Lombardia ed altri, Bartali è un combattente nato, dal carattere litigioso, non violento, che ama farsi rispettare. Grande personaggio inventore della storica frase: <l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare>, ha vinto poco all’estero complice il periodo storico in cui ha vissuto. L’autarchia praticata dal regime fascista gli concede una speciale deroga sul Tour del 1938 che stravince, secondo italiano, tredici anni dopo Bottecchia.
Parecchi osservatori hanno evidenziato come il secondo conflitto mondiale abbia danneggiato la carriera di Fausto Coppi che ha perso, dai 20 ai 26 anni, gli anni migliori per un atleta; ma se riflettiamo bene forse, da questo punto di vista, il più danneggiato è stato proprio Bartali che ha interrotto l’attività a 26 anni per ricominciare a 32 con in più un avversario, un campione assoluto, come Fausto.
Proprio dal 1946, alla ripresa della pratica sportiva in un’Italia martoriata dal post-conflitto, nasce una delle rivalità più accese della storia dello sport e seppur concedendo cinque anni di più al grande Fausto, Ginettaccio si è difeso abbastanza bene mollando a quarant’anni suonati nel 1954.
Il capolavoro dell’omino di ferro è senz’altro il Tour del 1948, rivinto a dieci di distanza dal primo successo. Una vittoria che esce dai confini dello sport, un trionfo da grande ambasciatore dello sport italiano. Sono i giorni dell’attentato a Palmiro Togliatti, uomo di punta del Partito Comunista Italiano, e l’Italia rischia la guerra civile. Viene fortunatamente distratta dalle imprese di Gino sulle vette alpine del Tour.
Religiosissimo, tanto da venir chiamato il Pio Gino, Bartali è stato dichiarato nel 2013 <giusto tra le nazioni>, per indicare i non-ebrei che hanno agito per aver salvato anche un solo ebreo dal genocidio nazista.
Curiose alcune similitudini col suo grande rivale Fausto Coppi; carriera terminata a 40 anni suonati, un fratello perso nella pratica ciclistica, la dedica musicale di due grandi artisti come Gino Paoli per Coppi, Paolo Conte nell’Album < Un gelato al limon> per Bartali, dove intona: <quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita>.