Racconti Di Sport- Rugby Sambuca
Parte Prima: Civitavecchia 1950-2020, settant’anni di palla ovale sulle sponde laziali del Tirreno
Roma, 5 settembre 2020 – Cominciamo oggi un racconto di sport dedicato al Civitavecchia Rugby, articolato in tre puntate.
Sambuca e Champagne
A cavallo tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 ebbe la sua grande occasione nel calcio italiano un allenatore della provincia bresciana, Luigi Maifredi. Dopo gli ottimi risultati conseguiti sulla panchina dell’Ospitaletto, Gigi venne chiamato dal suo conterraneo Luigi Corioni, divenuto presidente del Bologna F.C., alla guida tecnica dei rossoblù, portandoli alla vittoria della serie cadetta nella stagione 1987/88 e al ritorno in A, con successiva qualificazione UEFA.
“Calcio champagne” fu l’etichetta appiccicata sulla bottiglia del gioco spumeggiante delle squadre di Maifredi, in ragione del fatto che egli, nell’attività precedente, faceva il rappresentante di bollicine francesi (peraltro nelle terre della Franciacorta, paradossalmente da profeta di nettare straniero in patria). L’acme della sua carriera di allenatore fu l’approdo alla Vecchia Signora, che come si sa non andò bene: dalle eleganti bouteille e magnum di champagne, il passo verso il fiasco fu breve e con l’esonero dalla Juventus, Maifredi salutò rapidamente l’élite del calcio nazionale.
Questo preambolo ci serve ad introdurre – per analogia – un’altra narrazione che lega, sulle sponde tirreniche dell’Etruria meridionale, una palla (non rotonda ma pizzuta) e un bevanda alcolica (distillata, non fermentata). Questa è la storia del “Rugby Sambuca” di Civitavecchia, città laziale patria del celebre liquore di anice stellato, che nel 2020 festeggia i settanta anni di attività agonistica. Ad ispirarne la stesura è stata la lettura dell’appassionato volume “Il Rugby è un’altra cosa. Storie di rugby a Civitavecchia” di Danilo Catalani (2011, 240 pp., postfazione di Martin Castrogiovanni), che ripercorre questa epopea di provincia dal 1950 ai giorni nostri, in gran parte vista dall’interno, essendo stato l’autore uno dei protagonisti delle fasi più recenti. Una dichiarazione di amore per il rugby, espressa pregevolmente nel prologo, in cui risalta il paragone tra di esso e l’unica altra attività di competizione umana comparabile: il nobile giuoco strategico degli scacchi. Non avrebbe senso parafrasare questa bella e azzeccata similitudine tra arti della strategia; lascio alla recensione il compito di stimolare la lettura e a voi la curiosità di andare a scorrere le parole originali di Danilo.
Civitasvetula, dal Neolitico all’età moderna
Civitavecchia è una città portuale di oltre 52.000 abitanti dell’area metropolitana di Roma, ai confini con la Tuscia, che rappresenta a livello europeo il secondo scalo crocieristico, dopo Barcellona, per transito passeggeri. L’origine dell’insediamento in riva al Tirreno è antica, come testimoniano le evidenze archeologiche datate al Neolitico e poi alle Età del Bronzo e del Ferro. Molte testimonianze ha lasciato qui la civiltà etrusca, con alcune necropoli e con importanti opere idrauliche. La fondazione romana dell’antica Centumcellae si colloca invece agli albori del II secolo d.C., sotto il dominio dell’Imperatore Traiano, il cui nome è rimasto impresso in molta toponomastica di questi luoghi. Poi l’abbandono e il ritiro nell’entroterra nell’828 d.C., per sfuggire alle incursioni saracene, e il ritorno dopo l’anno 1000 a Civitasvetula. Altro momento storico nel XV secolo fu la scoperta dell’allume sui rilievi vulcanici tolfetani alle spalle della stretta fascia costiera, dovuta a Giovanni de Castro, che risollevò le sorti economiche dello Stato Pontificio dopo la conquista turca di Costantinopoli ed il blocco dell’importazione dall’Oriente del minerale (fondamentale per il fissaggio dei colori nell’industria tessile). Secoli dopo, nel porto di Civitavecchia sbarcarono le truppe francesi del generale Oudinot, inviate da Luigi Napoleone in soccorso di Pio IX nel 1849, nel tentativo di reprimere la neoproclamata Repubblica Romana. Una lunga e densa storia per queste terre, appena ripercorsa a rapidi balzi, che magari risulta ignota a molti dei frequentatori per i quali è solo luogo di passaggio marittimo verso la Sardegna o altri lidi.
In poche righe, la lunghissima storia di questo territorio, per introdurre il racconto che dal 1950 a Civitavecchia lega il rugby alla sambuca…
Rugby e sambuca: l’inizio e la lettera M
È sul substrato descritto nella prima parte del racconto che poggia la palla ovale di Civitavecchia, città delle due distillerie di sambuca entrambe inizianti per la lettera M (una famosa a livello nazionale, l’altra – più antica – da veri intenditori e nota solo localmente) e che in momenti diversi sponsorizzarono la società rugbistica; la consegna della boccia di liquore era rito alternativo allo scambio di gagliardetto con gli avversari.
Nella città portuale il rugby non è mai stato certo lo sport di punta: qui l’eroe agonistico assoluto è il pallanuotista Marco Galli (ancora una lettera M!), campione tra gli anni ’70 e ’80 con Recco e con la Nazionale, assai prematuramente scomparso nel 1988 ed a cui è intitolato l’impianto natatorio civitavecchiese e la piazza antistante. Eppure la fondazione della società rugbistica risale all’Anno Santo 1950, quando Mario (non poteva avere altra iniziale il nome di battesimo!) Palomba, classe 1931, fece ritorno nella città natale, lasciata con la famiglia prima dei bombardamenti del 1943. Egli trascorse la giovinezza a Roma, studiando al Collegio S. Giuseppe de Merode e praticando lo sport. Dapprima fu il calcio nella S.S. Lazio, sotto la guida del grande Silvio Piola, sui campi dell’Acqua Acetosa, nucleo del Big Bang di molti sport nella capitale del dopoguerra. Ma poi la vicinanza con gli altri campi, lo attrasse inesorabilmente verso la palla ovale: era la Rugby Roma dei fratelli Vinci, di Umbertone Silvestri, dei Foschi. E come il Pietro Mariani che da emigrato in Francia riportò in patria nel 1909 il verbo ovale, così il diciannovenne Mario, diplomato odontotecnico, faceva ritorno a Civitavecchia serbando l’esperienza maturata nella Capitale e poi al CUS Firenze. Un’ennesima gemmazione della Rugby Roma nella sua zona di influenza centroitalica portò così, settant’anni orsono, alla nascita del Civitavecchia Rugby.