Racconti di sport. Il mitico Alcide
In nottata ci ha lasciato Alcide Ghiggia. Un pezzo di storia del calcio mondiale e della Roma, con la quale militò otto stagioni.
(Alcide Ghiggia – figurina della storica casa editrice Nannina, attiva fino al 1970)
Roma, 17 luglio – Ma quanta gente fece piangere o addirittura suicidarsi quel gol di Ghiggia al Maracanà di Rio de Janeiro nella finale del Mondiale 1950 contro lo strafavorito Brasile padrone di casa?
Impossibile fare un bilancio, tanto quella sconfitta fu vissuta in modo drammatico dal popolo carioca. Una rete, quella del 2-1 per il suo Uruguay, che lo innalzò sul tetto del Mondo, rendendolo famoso in ogni angolo del globo in cui si seguiva il calcio.
A quei tempi Ghiggia giocava nel Penarol di Montevideo e quella sua strana andatura dinoccolata e apparentemente senza direzione lo portava a subire molti falli feroci da parte dei difensori avversari, spesso indispettiti dai suoi dribbling irriverenti. Così, dopo uno dei tanti scontri di gioco in cui fu protagonista, ebbe violentemente da ridire con un guardalinee, tanto che finì con l’aggredirlo. Il gesto gli costò otto mesi di squalifica.
La Roma intuì che era il momento giusto per cercare di portarlo in Italia e approfittando della situazione lo tesserò. Il suo acquisto fu poi annunciato in pompa magna e a sorpresa da Renato Sacerdoti durante l’assemblea dei soci che si tenne al Sistina il 31 maggio 1953. Dopo un lungo discorso introduttivo in cui ricordò anche il celebre gol al Brasile, il popolare Renatone annunciò solennemente: “Ebbene amici, da oggi il Campione del Mondo Alcide Ghiggia è della Roma”. Il teatro venne giù dagli applausi. L’uruguaiano avrebbe poi giocato otto campionati in giallorosso, alternando prestazioni magnifiche ad altre deludenti.
Come tutti i giocatori dotati di classe eccezionale, infatti, anche lui era un discontinuo di natura: se in giornata diventava l’uomo del match, se in scarsa vena finiva con l’essere quasi un peso per la squadra, visti i tanti palloni che perdeva con dribbling inutili. Nel complesso, però, va detto che Ghiggia è stata sicuramente una figura di spicco della storia romanista, con 201 partite di campionato con 19 gol più 4 partite di Coppa Italia e 8 in Europa.
Un Campione con la C maiuscola che ha fatto sognare intere generazioni di tifosi, pronti a difenderlo a spada tratta nonostante alcuni suoi comportamenti fuori dal campo non fossero proprio del tutto ortodossi. Ghiggia, infatti, aveva un debole particolare per le donne, che non disdegnava di corteggiare e sedurre pur se sposato con una ballerina creola che lo seguì in Italia
Nato a Montevideo il 22 dicembre 1926, ci ha lasciato a 88 anni proprio nel giorno in cui ricorreva il 65mo anniversario della vittoria del suo Uruguay in Brasile che vi abbiamo raccontato all’inizio. Un segno del destino per un mito come lui, che da allora è sempre stato uno dei protagonisti più ricordati della storia del calcio mondiale.