Anema e Core

Quante analogie negli scudetti vinti dalla Roma e dal Napoli nei favolosi anni ’80!

Roma, 11 aprile – Questa è una storia che accomuna le due squadre principali del Centro-Sud, la Roma e il Napoli e quegli scudetti che hanno vinto nei favolosi anni ’80, quando i soldi giravano, l’Italia rinasceva (spinta anche dal successo degli azzurri di Bearzot nell’82 in Spagna) e tutto sembrava bello ed entusiasmante.

A raccontarlo oggi, ai tempi del coronavirus, sembra che siamo stati tutti parte di un sogno meraviglioso.

Con quegli scudetti, la Roma nell’83 e il Napoli nell’87, spostarono il baricentro pallonaro della penisola a Sud, slegandolo finalmente da quella piana padana nella quale è stabilizzato da sempre.

Furono gli scudetti dell’allegria e della fantasia, nati entrambi dall’avvento di un messia sudamericano nelle due città: il brasiliano Falçao (non a caso detto “il divino”) a Roma, dove le divinità sono di casa e l’argentino Maradona a Napoli, la città che lo ha fatto Dio.

E se alla guida dei giallorossi c’era Nils Liedholm (che era ritenuto uno svedese napoletano per tutte le scaramanzie che aveva), sulla panchina del Napoli sedeva un bergamasco pragmatico e pignolo, che con la città del Golfo aveva apparentemente poco in comune ma che lui conosceva benissimo perché qui, da giocatore, aveva vissuto alla grande: Ottavio Bianchi.

Forse ci volevano due mister così profondamente nordici per portare la Roma e il Napoli al titolo che tanto sognavano e aspettavano. Ma ci volevano anche due presidentissimi-tifosi come il giallorosso Dino Viola e l’azzurro Corrado Ferlaino, che sono tuttora da considerare i migliori che hanno avuto le due squadre nella loro storia e che non badarono a spese pur di strappare lo scettro del potere alle società del Nord.

E ci volevano anche due capitani-tifosi, figli delle rispettive città, Agostino Di Bartolomei e Giuseppe Bruscolotti, che con quel successo toccarono veramente il cielo con un dito, realizzando tutti i sogni che facevano da bambini.

E forse, visto che le analogie sono tantissime, ci volevano anche due sponsor che si facevano concorrenza nello stesso settore, quello più amato dagli italiani: la pasta. La Barilla, abbinata alla Roma per tutto il decennio degli ’80 e la Buitoni, che appare sulle maglie del Napoli nel periodo più bello della sua storia.

Infine, tanto per non farsi mancare nulla, anche la festa con i proprio fu identica: un giro di campo nel proprio stadio, gremito di tifosi e bandiere, con tutta la squadra che teneva in mano un’enorme bandiera tricolore. Come per dire: nel calcio, ora, l’Italia siamo noi!

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