Bonimba, 80!

Compleanno "tondo" per uno dei più grandi centravanti del calcio italiano.

Roma, 13 novembre 2023.

 

“Credo nelle rovesciate di Boninsegna e nel riff di Keith Richards (chitarrista dei Rolling Stones e coetaneo di Boninsegna)”.

E’ un monologo dell’attore Stefano Accorsi recitato nel film “Radiofreccia” del 1998, opera prima scritta e diretta da Luciano Ligabue.

Oggi Roberto Boninsegna compie 80 anni e certamente il goal con cui più spesso viene ricordato è una fantastica rovesciata, che apre la goleada contro il Foggia a San Siro nel 5-0 del maggio 1971, giorno dell’undicesimo scudetto dell’Inter.

Boninsegna in quella stagione diventa capocannoniere della serie A con 24 reti, in un torneo a sedici squadre con trenta partite da giocare…

Gianni Brera gli conia il soprannome Bonimba, crasi derivata dal cognome del giocatore e da quello del nano da circo Bagonghi che glielo ricordava per il sedere basso e la statura non elevata.

Brera, specialista storico in neologismi come “Rombo di Tuono”, Gigi Riva, “Abatino”, Gianni Rivera”, “Nuvola Rossa”, Felice Gimondi, sosteneva che l’abilità e le caratteristiche fisiche del centrattacco andassero ben oltre i più strutturati difensori del periodo.

Boninsegna compensava la non eccelsa statura, 176 centimetri, con doti naturali nello stacco di testa, coraggio e cattiveria agonistica.

E’ stato uno dei primi a dichiarare la propria simpatia per una squadra, l’Inter, pur giocando con grande impegno tre stagioni nel Cagliari e prima ancora in altre sue esperienze in giro per l’Italia.

A Cagliari gioca di punta col suo amico Riva, mancando lo scudetto del 1970 proprio nella stagione in cui ritorna all’Inter in virtù di un maxi-scambio con Gori e Domenghini.

Si rifà, come accennato, l’anno dopo sullo slancio del mondiale messicano del 1970 che lo vede protagonista con due reti, semifinale con la Germania e finale col Brasile, oltre al passaggio a Rivera per il goal del 4-3 nella “partita del secolo”.

Bonimba è una persona schietta che non ha mai strizzato l’occhio a prescindere, come quando denuncia comportamenti poco chiari a lui riservati proprio dall’ambiente nerazzurro durante la sua carriera.

Il presidente interista Fraizzoli nell’estate del 1976 lo cede ai rivali della Juventus in cambio del più giovane Anastasi ed inizialmente Bonimba gli dice:<Alla Juve ci vada lei>.

Nel periodo del vincolo Boninsegna alla fine veste il bianconero e si leva belle soddisfazioni vincendo due scudetti, una coppa Italia ed una Coppa Uefa.

Astuto come pochi in area di rigore, alla prima occasione contro la sua amata Inter, nel gennaio del 1977, segna una doppietta ed in una delle due reti grida “lascia” allo stopper che lo stava anticipando insaccando comodamente il pallone di piatto sinistro.

In questa circostanza esulta pure, braccia al cielo, in barba alle false ipocrisie che vediamo oggi nella stragrande maggioranza dei casi quando un ex segna alla sua vecchia squadra.

A proposito di schiettezza ha sempre sostenuto: < Lasciare fuori Rivera nella finalissima contro il Brasile del 1970 era come lasciare fuori Pelè nei verdeoro>.  

Un paio di episodi mi tornano in mente nella carriera di Boninsegna.

Giocava nel Cagliari e a Varese nel 1967 prende per il bavero l’arbitro Bernardis urlandogli: <Cosa c…zo hai fischiato!>; undici giornate di squalifica, ridotte a nove…

Nell’ottobre del 1971 è protagonista, nell’ottavo di finale dell’allora Coppa dei Campioni, della famosa “partita della lattina”, contro il Borussia Monchengladbach.

Bonimba sul punteggio di 2-1 per i tedeschi viene colpito alla testa da una fantomatica lattina di Coca Cola.

Il nostro rimane in terra semi-svenuto e viene sostituito con la gara che finisce 7-1 per il Borussia, ma che verrà annullata a seguito del ricorso presentato dall’avvocato Prisco.

Tuttora c’è un alone di mistero sulla vicenda e sull’effettivo trauma subito dal centrattacco.

In conclusione qualche tempo fa, a precisa domanda sulla sua squadra ideale, così si è espresso:< in un 4-4-2 metto Zoff in porta, linea difensiva composta da Burgnich, Gentile, Scirea, Facchetti, linea mediana Domenghini, Tardelli, Rivera e Corso, le due punte Boninsegna e Riva>.

Al di là delle rivalità, quattro juventini, tre soli interisti e soprattutto Rivera e non Mazzola…

 

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