Roma, 3 marzo 2017 – Roma-Napoli, il derby del Sole. Quanti aneddoti si legano a questa partita, una delle più belle del campionato per la tradizione che l’accompagna.
La Roma nata nel 1927, il Napoli un anno prima, nel 1926. Da allora è stato tutto un susseguirsi di partite, delle quali oggi ci piace ricordare quelle degli anni ’70, nelle quali si sfidavano due terzini che sono ancora oggi amatissimi dalle rispettive tifoserie.
Il romanista Francesco Rocca, detto “Kawasaki” per la velocità che lo caratterizzava e il napoletano Giuseppe Bruscolotti, detto “Pal’e e fierro” perché gli avversari finivano tutti per sbattergli addosso, tanto fieramente li marcava. Rocca era un terzino sinistro, Bruscolotti un terzino destro. Dunque si confrontavano spesso sulla stessa fascia, dove finivano con il trovarsi uno di fronte all’altro. Rocca correva e correva, Bruscolotti gli si opponeva come sapeva, se non era costretto a seguire l’attaccante che gli spettava, nel calcio delle marcature a uomo che si giocava allora.
Rocca è stato il più forte e sfortunato terzino sinistro della storia della Roma. Un uomo che ha lottato contro la sorte pur di essere in campo con quella maglietta giallorossa addosso e che, per vincere la sua battaglia contro il destino, ha finito con il pagare un pegno fisico altissimo. Bruscolotti è il recordman di presenze con la maglia del Napoli, con la quale esordì in Serie A il 24 settembre 1972 in una partita vinta 1-0 contro la Ternana per giocarci poi per 16 anni (fino alla stagione 1987-1988), nei quali ha collezionato 511 partite totali. Suo anche il record di presenze in Serie A, 387 e in Coppa Italia, 96. E’ stato il capitano più longevo del Napoli fino al 1988, quando si è ritirato dal calcio giocato e ha ceduto la fascia a Diego Armando Maradona.
Rocca, purtroppo, non è riuscito a vincere lo scudetto con la sua Roma, perché nel momento più bello della carriera (ottobre 1976) si ruppe il ginocchio. Da quel momento iniziò il calvario della operazioni e delle riabilitazioni, dei ritorni in campo e delle ricadute, fin quando, al termine della stagione 1980-81, una insopportabile sciatalgia, derivata dall’infortunio al ginocchio, lo costrinse a dire basta con il calcio giocato. Con la Roma aveva fatto in tempo a vincere le due Coppe Italia 1979-80 e 1980-81, a farsi scippare lo scudetto del gol di Turone dalla Juve e a conoscere l’inizio dell’era Falcao e della grande Roma dei primi anni ’80. Peccato che non ce la fece a reggere il calcio giocato per altri due anni, altrimenti sarebbe diventato anche lui Campione d’Italia nell’83. Ma anche se sul campo il titolo non l’ha conquistato, tutti i tifosi giallorossi glielo hanno sempre riconosciuto, tanto che lo festeggiò con loro in Curva Sud.
Bruscolotti, invece, lo scudetto con il Napoli l’ha vinto nell’86-‘87. Un successo che per lui, azzurro nell’anima, è stato un vero e proprio motivo di orgoglio, anche perché lo ha conquistato da capitano di una squadra di fenomeni qual’era quel Napoli di Maradona.
Roma-Napoli vive anche nel loro ricordo.
In questa strana storia di tanti confronti su quella fascia di due grandi campioni di un calcio che non c’è più, ma che ha saputo appassionare i tifosi come quello di oggi non riesce più a fare.