Roma, 12 maggio – L’amichevole disputata il 12 maggio 2016 allo Stadio Natale Palli di Casale Monferrato tra i “tutti-neri” padroni di casa e l’ospite d’onore Genoa per festeggiare il ritorno in serie D dei primi, ci dà lo spunto per fare un lungo salto indietro, agli albori del nostro calcio, del quale il Casale e il Genoa furono tra le protagoniste principale. Dieci scudetti in due in campo, nove il Genoa (ah, quella stella che sogno!), uno il Casale, che lo vinse nella stagione 1913-14 battendo la Lazio nella finale nazionale: 7-1 all’andata in Piemonte (e giochi chiusi), 2-0 nel ritorno a Roma.
Qui, tra il Po, le nebbie e la passione, il Casale si aggiunse alle potenze del tempo (lo stesso Genoa, la Pro Vercelli e le squadre di Milano e Torino) e fin dal 1911 fu ammesso alla Prima Categoria, la nostra serie A. Nel 1913-14 i “nero-stellati” conquistarono il loro primo successo. Vincendo il girone ligure-piemontese si qualificarono insieme al Genoa al girone finale dell’Italia Settentrionale eliminando per un solo punto i rivali della Pro Vercelli, reduce da tre titoli consecutivi e sei finali di seguito. Nel girone finale a sei dell’Italia Settentrionale, il Casale superò Genoa, Inter, Juventus, Vicenza ed Hellas Verona, andando così a giocare e vincere la finale nazionale contro la Lazio, trionfatrice del campionato dell’Italia Centromeridionale.
Il Genoa, intanto, di scudetti ne aveva già vinti sei e per questo era considerata la squadra da battere. La più forte. Non a caso nella stagione successiva (1914-15) vinse il suo settimo titolo e nel 1922-23 e 1923-24 ne mise in bacheca altri due, fermandosi a nove.
Come racconta poi il sito www.pianetagenoa1893.net, oltre alle epiche sfide sportive di inizio ‘900, il Genoa e il Casale sono legati anche da una vicenda storica di importanza nazionale.
Ebbene, Palli era di Casale Monferrato (tanto che gli è stato dedicato lo stadio), D’Annunzio, il “Vate”, il 4 febbraio 1902 aveva scritto una lettera, oggi custodita presso il Museo del Genoa al Porto Antico di Genova, ad Antonio Gianello, titolare dell’Hotel Unione in piazza Campetto 6 a Genova dove soggiornava il leggendario medico inglese James Spensley, uno dei “papà” del Genoa e del calcio in Italia. Il Vate gli scriveva: “Io spero di venire nella sua sala e di mostrarmi espertissimo nel vivace e delicato gioco che iersera tanto mi piacque”. E poi, come da par suo, promise: “Oscurerò la gloria del dottore Spensley”.
D’Annunzio e il Genoa, grazie al quale si era appassionato al calcio; il Casale e Natale Palli, compagno del “Vate” nel volo su Vienna e poi perito il 20 marzo del 1919, durante il raid Padova-Parigi-Roma (a causa di un guasto al velivolo fu costretto ad atterrare sul Mont Pourri, nei pressi di Sainte-Foy nelle Alpi francesi, dove morì assiderato).
Profumi e legami da calcio antico che sono stati rinsaldati dall’amichevole del 12 maggio 2016 (poi vinta dal Genoa per 6-0, ma questo poco conta), che per questo era stata giustamente presentata come la partita nella quale “la storia incontra la storia”.