Roma, 16 novembre – Chi, se non lui, poteva prendersi la responsabilità e l’onere di sostituire tra i pali della Roma un mito come Franco Tancredi, Campione d’Italia nel 1982-83 e protagonista di ben 288 partite in maglia giallorossa? Ancora oggi, a distanza di molti anni, siamo convinti che nessuno ci sarebbe riuscito (per di più con Tancredi in panchina, a fare il dodicesimo) ad eccezione di Giovanni Cervone da Brusciano, periferia di Napoli, dove è nato in questo giorno del 1962. Solo lui, con la sua forte personalità e quel fisico imponente che madre natura gli aveva dato, poteva tentare e vincere un’impresa così ardua.
Era il campionato 1989-90 (quello giocato al Flaminio) e in panchina sedeva Gigi Radice, chiamato da Viola a fare il traghettatore di una squadra che, l’anno dopo, sarebbe stata affidata ad Ottavio Bianchi. Tancredi cominciava ad essere in là con gli anni e Viola puntò su questo giovanottone per la sua sostituzione. Alla Roma e al suo pubblico Cervone si presentò alla grande, sfoggiando parate su parate e un’autorità tra i pali che, qualche volta, lo spingeva perfino ad esagerare nei rimproveri verso i compagni di reparto.
Fu l’inizio di una lunga storia, che lo portò ad essere il portiere della Roma per ben 8 campionati, fino al 1997.
Peccato, però, che già sul finire della sua prima stagione in giallorosso (1989-90) venne bloccato da un infortunio al ginocchio che fece tornare in porta Tancredi nelle ultime 7 gare di campionato e il nuovo n.12 Zinetti nelle prime del torneo successivo (1990-91). Poi Cervone si riprese il posto e visse tutto d’un fiato gli anni di Ottavio Bianchi, con la Coppa Italia vinta nel 1991 anche grazie alla sua partita più bella (ci riferiamo a quella delle grandi parate nella semifinale di ritorno all’Olimpico contro il grande Milan) e della Coppa Uefa sfiorata nella stessa stagione; quelli di Mazzone e della beffa con lo Slavia Praga nel giorno di S.Giuseppe (ah, quel gol a tre minuti dalla fine sul quale rimase immobile per colpa del terreno ghiacciato) e dell’altro Bianchi, l’argentino che voleva mandare via il giovane Totti.
191 partite di campionato (con 198 gol subiti), 30 di Coppa Italia (con 26 gol) e 24 nelle Coppe Europee (con 23 gol).
“Cervone portierone” cantavano i tifosi giallorossi e lui ha scritto pagine importanti della storia della loro squadra.