Roma, 25 gennaio – Juventus-Inter può raccontare una, mille e centomila storie. Anzitutto perché viene chiamato “il derby d’Italia”?
La definizione fu inventata da Gianni Brera nel 1967, quando le due squadre erano ancora le più titolate della penisola, con la Juve che aveva vinto 13 scudetti e l’Inter 10. A quei tempi il Milan di Berlusconi era ancora molto al di là da venire e i rossoneri avevano in bacheca “appena” 8 tricolori, ovvero uno in meno del Genoa e due in meno dell’Inter. E poi quella bianconera e quella nerazzurra erano le squadre che avevano più tifosi di tutte le altre nel nostro Paese, senza contare che in quel 1967 in cui stava tramontando il mito della Grande Inter di Moratti padre ed Helenio Herrera, che aveva spopolato negli anni ’60 vincendo tutto quello che poteva (scudetti, Coppa dei Campioni e Intercontinentale), stava rinascendo quello della Juventus, che era già stata grande negli anni ’30 e che lo era ridiventata, dopo la guerra, con il trio magico Sivori-Charles-Boniperti.
Nei successivi anni ’70, infatti, proprio quest’ultimo, nominato presidente dal patron Gianni Agnelli, affiderà la squadra al giovane Trapattoni, che la porterà a trionfare di nuovo in Italia, conquistando 9 scudetti in 16 campionati, anche tra le polemiche, a spese perfino di avversarie non abituali come il Lanerossi Vicenza, la Fiorentina il Verona o storiche come il Torino, il Napoli e la Roma, che negli anni ’80 si dividerà con lei il titolo di “regina” del nostro calcio.
Intanto l’Inter, che pure aveva vinto uno scudetto memorabile con Bersellini, Altobelli e Beccalossi nel 1980, viveva un periodo di declino e il Milan, dopo l’avvento di Berlusconi nel 1986, rinasceva a nuova vita chiudendo la brutta parentesi intercorsa tra il titolo della stella del 1979 e l’arrivo del “Berlusca” (con tanto di due rovinose cadute in B, la prima per il calcioscommese, la seconda sul campo).
Così la rivalità tra le due squadre più amate dagli italiani, ma ora insidiate da vicino dal Milan, riprende negli anni ’90 (con il rigore di Ronaldo non concesso all’Inter di Simoni a Torino che resta l’episodio più emblematico di quel periodo) e, con ancor più vigore, nei duemila, nei quali scoppia “calciopoli” che ribalta tutto.
La Juve va in B, l’Inter di Massimo Moratti si vede assegnata a tavolino uno dei due scudetti revocati ai bianconeri e la fa da padrona sulla Roma con Mancini, Mourinho e qualche aiutino di troppo.
Intanto la Juve risale, mette Conte in panchina e ricomincia a dominare la scena, vincendo quattro scudetti di seguito. E quest’anno, con l’Inter partita a razzo, il Napoli dietro e la Juve che non ingranava, tutti pensavano che il duello non si sarebbe ripetuto. Invece i bianconeri sono di nuovo là, a due punti dal Napoli capolista e quattro più su dell’Inter, che nelle ultime giornate ha rallentato la corsa.
Da mercoledì la sfida tra le due squadre non sarà più a distanza, ma diretta, visto che tra semifinali di Coppa Italia (andata appunto mercoledì sera, ritorno tra una settimana) e campionato si affronteranno tre volte in pochi giorni.
Tre nuovi capitoli da scrivere nel loro lungo e appassionante “derby d’Italia”.