Ma il vero allenatore clou del campionato per noi è un altro, Roberto Donadoni, chiamato al capezzale del Bologna alla decima giornata in una situazione drammatica per la squadra rossoblu e capace di risollevarla fino a portarla a ridosso delle grandi. Perché, va detto, ad Allegri e Sarri le squadre gliele hanno costruite per conquistare lo scudetto e loro non stanno facendo altro che quello per cui sono stati ingaggiati: primeggiare e, se possibile, vincere.
Donadoni, invece, no, ha dovuto fare di necessità virtù con un gruppo di giocatori che ha solo trovato e neanche scelto e lui, zitto e buono, l’ha sistemato, motivato e fatto diventare una squadra tecnicamente e tatticamente forte. Così sono arrivati punti, vittorie (8, di cui ben 6 in trasferta) e gloria. Il Bologna, grazie a lui, occupa la decima posizione in classifica con 33 punti, di cui 6 fatti nelle prime 10 giornate con Delio Rossi e ben 27 conquistati con Donadoni negli altri 15 turni.
È lui, dunque, l’uomo dei miracoli (calcistici).
Quello che l’anno scorso ha fatto di tutto per non far perdere dignità alla squadra del Parma dopo che la società l’aveva persa da un pezzo e che ora, con il Bologna dei Destro e dei Donsah, mira a restare in pianta stabile nella parte destra della classifica. Chissà perché, nel passato remoto e in quello più recente, il suo vecchio Milan (del quale è stato uno dei protagonisti in campo nel periodo degli “invincibili”) non ha mai pensato a lui come allenatore. Forse perché nel calcio dei protagonismi esasperati e dei personaggi che vengono scelti in base all’appeal televisivo il buon Donadoni stonava un po’. Ma quanta concretezza c’è nel suo lavoro e quanta umiltà trasmette a tutti con i suoi atteggiamenti, sempre giusti e mai sopra le righe, anche se il glorioso passato e questo presente eccellente che può vantare lo autorizzerebbero ad esaltarsi molto più di tanti altri suoi colleghi.
Per questo quando il suo Bologna vince siamo contenti. Perché lui, come Ranieri in Inghilterra con il Leicester, è la dimostrazione che si può fare molto anche con squadre minori nel valore tecnico assoluto della rosa, ma capaci di diventare grandi proprio grazie alle capacità lavorative ed umane di chi le guida.
Squadre che, per questo, lasceranno comunque il segno. Indipendentemente da come andrà a finire l’anticipo di venerdì sera della 26ma giornata contro la lanciatissima Juventus, che arriva al Dall’Ara per confermare la sua fresca leadership sul campionato.