Roma, 6 agosto 2022 – La Serie A 1976-77 visse sull’appassionante testa a testa tra il Torino campione d’Italia in carica e la Juventus.
Che alla fine la spuntò strappando il tricolore ai rivali cittadini per un solo punto: 51 a 50.
E in un torneo in cui se ne davano 2 a vittoria e le partite erano 30, per un totale di 60 punti a disposizione, capite da soli che tipo di percorso fecero le due torinesi.
In quello stesso campionato, però, c’è un’altra bella storia che merita di essere raccontata: quella del Genoa di Gigi Simoni. Un signore in campo e nella vita.
Perché arrivò a conquistare una salvezza che appariva impossibile dopo le prime 9 giornate.
Nelle quali aveva conquistato solo 5 pareggi e subito 4 sconfitte, seppur contro grandi squadre come la succitata Juventus, il Napoli, Il Perugia di Castagner (che a quei tempi andava per la maggiore) e l’Inter.
Il Genoa era una delle neopromosse ed era tornato in A dopo aver vinto la Serie B della stagione precedente anche grazie ai 18 gol di Roberto Pruzzo.
Capocannoniere del campionato cadetto insieme ad un altro centravanti molto promettente: Giuliano Musiello.
Che poi lo precederà di poco alla Roma, dove entrambi vestiranno la maglia n.9.
Musiello prima, quando venne scelto come erede di Pierino Prati; Pruzzo qualche tempo dopo.
Alle 18 reti che quest’ultimo aveva segnato nella B 1975-76 aveva contribuito (e molto) l’ancor giovanissimo Bruno Conti.
Che proprio la Roma aveva mandato al Genoa a “farsi le ossa”, come si diceva a quei tempi per i ragazzi di talento che dovevano crescere e fare esperienza sui campi minori.
Alla fine di quel torneo di B, però, Conti era tornato nella Capitale.
E per affiancare Pruzzo nella Serie A appena riconquistata il Genoa prese l’esperto Damiani dalla Juventus e il giovane Basilico dalla Sambenedettese.
Un tipetto rapido e “crossarolo”, quest’ultimo, che giocava sulla fascia sinistra e che era una manna per i colpi di testa di Pruzzo.
Che chiuderà il campionato con altre 18 reti all’attivo.
Tra le quali la sua prima in A, segnata alla prima giornata nel 2-2 casalingo proprio contro quella Roma di cui, poi, diventerà il Bomber per sempre.
E quella della vittoria per 2-1 nel derby di ritorno contro la Sampdoria, che anche per via di quella sconfitta alla fine del torneo retrocederà in B insieme al Catanzaro e al Cesena.
Con tre punti in meno del Genoa, undicesimo e salvo con merito nonostante la partenza fasulla succitata.
Dopo la quale nessuno avrebbe scommesso sulla sua salvezza.
Anche se giocava molto bene e aveva nella coppia Pruzzo-Damiani (nella foto) due attaccanti molto ben assortiti.
Tanto che saranno proprio loro a regalargli la salvezza, perché insieme segneranno 29 gol in 30 partite: ai succitati 18 di Pruzzo, infatti, si aggiunsero gli 11 di Damiani.
Che di nome faceva Giuseppe ma che tutti chiamavano “flipper” dopo che così lo aveva soprannominato Gianni Brera.
Insieme firmarono la prima vittoria in campionato alla 10° giornata, in casa contro la Lazio (3-1 con doppietta di Pruzzo e gol di Damiani) e quella successiva per 3-2 a Foggia.
Insieme trascinarono alla salvezza quel bel Genoa di Simoni, che in porta aveva Gagliardi, in difesa Onofri (tornato dall’Avellino) e a centrocampo la mente di Arcoleo.
Una squadra che è rimasta nel cuore di tutti i genoani e che indicò al nostro calcio due che negli anni a venire ne avrebbero scritto pagine molto importanti.
Il promettente e giovane allenatore Gigi Simoni e Roberto Pruzzo, un attaccante davvero coi baffi.