E’ scomparso Panzino l’arbitro di Lazio-Foggia del ’74.

Ricordo affettuoso di un protagonista, a suo modo, del primo scudetto biancoceleste.

Roma, 2 febbraio 2021.

 

Ho appreso da poco la scomparsa di Francesco Panzino un ex arbitro di calcio della sezione di Catanzaro.

Ai più questo nome non dice nulla ma Panzino per i più anziani calciofili, per di più biancocelesti, fu l’arbitro di Lazio-Foggia del 12 maggio 1974, gara che decretò il primo scudetto della Lazio.

Mi rendo conto che è piuttosto strano ricordare un arbitro piuttosto che un protagonista diretto di un evento ma per i laziali quella storica giornata fu legata anche al direttore di gara della partita.

Panzino fu un buon arbitro in un’epoca dominata da autentici colossi e personaggi come Lo Bello, Sbardella, Michelotti, Casarin, Agnolin, tanto per dire.

La gara col Foggia fu segnata proprio da una decisione di Panzino, che concesse nella ripresa un rigore a favore della Lazio per un fallo di mano in area del terzino foggiano Colla.

Al tempo non c’era il VAR ma dubbi in proposito non ce ne furono e Chinaglia trasformò il rigore lanciando la Lazio ed i suoi tifosi nel sogno.

Credo che lo sport abbia creato, e tuttora crei, delle strane assonanze magari non evidenti e non colte dai più.

Nella storia ultracentenaria della Lazio Panzino lo colloco in un podio insieme ad altri due direttori di gara.

Insieme a Pietro D’Elia, che arbitrò Lazio-Vicenza del 21 giugno 1987 gara che scongiurò la caduta in serie C dei biancocelesti, e Daniele Orsato, che diresse IL derby del 26 maggio 2013 finale di Coppa Italia vinta dalla Lazio.

Per amore di verità e di obiettività devo citare anche Rigato di Mestre che nel 1963 allo stadio Flaminio negò il goal-vittoria alla Lazio contro il Napoli.

La palla calciata forte da un giocatore laziale entrò in rete bucandola ed uscendo fuori, ma Rigato negò l’evidenza della rete rotta non diede il goal e condannò la Lazio ad un altro anno di serie B e se ne giovò proprio il Napoli…

Un altro simpatico ricordo di Panzino è legato al rapporto che in campo aveva con i giocatori e principalmente con il capitano della Lazio Wilson.

Raccontò Panzino: <<Wilson quando chiedeva spiegazioni per una mia decisione si precipitava verso di me che sembrava volesse aggredirmi, ma si inchiodava ad un metro impettito e con le mani dietro la schiena. A quel punto non potevo negargli nulla…>>.

Altra classe rispetto ai permalosi protagonisti di oggi.

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