Roma, 22 novembre 2020.
Vent’anni fa esatti ci lasciava all’età di 78 anni l’Uomo-Cavallo, la Locomotiva Umana, al secolo Emil Zatopek.
Cecoslovacco, forse il nome di Zatopek non evoca ricordi recenti per i più giovani, o meno anziani, ma stiamo parlando del mezzofondista più forte di tutti i tempi di atletica leggera.
Quattro ori e un argento alle Olimpiadi di Londra nel ’48 ed Helsinki nel ’52, più tre primi posti ed un bronzo ai campionati europei solo per ricordare i successi più eclatanti di Zatopek.
Praticava allenamenti che nessuno aveva mai svolto prima con qualsiasi tempo e su qualsiasi terreno, a volte anche con scarponi pesanti per avere poi in gara un giovamento e un sollievo.
Zatopek è stato il primo ad introdurre in preparazione ripetute di 400 e 200 metri per potenziare i finali di gara, per prodursi in sprint a ridosso dell’arrivo, mai visti prima, dei 5000 o 10000 metri.
Zatopek compì il suo capolavoro ai giochi di Helsinki del ’52 vincendo i 5000, i 10000 e la maratona!
Lo stile di corsa della Locomotiva Umana era quanto di più sgraziato si potesse vedere, col volto deformato dalla fatica e la sensazione che crollasse da un momento all’altro; invece aumentava il ritmo stroncando gli avversari…
Zatopek, per i suoi successi, per la sua cultura, era fortemente controllato dalla dittatura comunista che non gli lasciava nessuno spazio.
Nel 1968 fu uno dei sostenitori della <<Primavera di Praga>> e contro i carrarmati sovietici pagò un prezzo altissimo.
Zatopek fu radiato dall’esercito, aveva il grado di colonnello, mandato nelle miniere di uranio nel nord della Cecoslovacchia e quando lo richiamarono, sei anni dopo, gli fecero fare lo spazzino.
Lo costrinsero a rinnegare il <<Manifesto delle duemila parole>>, una marcia indietro che gli permise di sopravvivere e trovare un posto di archivista fino alla riabilitazione all’indomani della caduta del muro di Berlino.
All’età di 68 anni nel 1990 ricevette l’incarico di ambasciatore internazionale per il ministero dello sport, trascorrendo molto tempo con i più giovani.
Ha vissuto ancora per dieci anni e nel 1992 alle Olimpiadi di Barcellona, quarant’anni dopo la fantastica tripletta di Helsinki, ricevette forse l’applauso più grande.
Un’ovazione infinita che lo commosse non poco.
Scrisse nella sua autobiografia: <<Un atleta dovrebbe correre con la speranza nel cuore, i sogni nella testa e pochi soldi nelle tasche>>.
L’Uomo Cavallo, la Locomotiva Umana, Emil Zatopek.