Gino Bartali, l’omino di ferro.

Nel 1936 il primo squillo Rosa di Ginettaccio.

Roma, 8 giugno 2021.

L’8 giugno 1936, esattamente ottantacinque anni fa, si consacra nel ciclismo un personaggio destinato a far la storia perchè il ventunenne Gino Bartali vince il suo primo Giro d’Italia.

Nell’epoca in cui i distacchi si misurano nell’ordine delle decine di minuti, Bartali vince con 2’36” su Olmo e 7’49” su Canavesi.

Toscano di Ponte a Ema, Firenze, classe 1914, Bartali non è il favorito della 24° edizione della corsa rosa ma pedala forte e in salita sprigiona una forza rilevante.

Il colpo Bartali lo compie sulle montagne d’Abruzzo nella Campobasso-L’Aquila, quando stacca tutti e indossa la maglia rosa, per la prima volta, non mollandola più fino a Milano.

Dalla nona alla ventunesima tappa tredici maglie rosa fasciano il busto di Bartali, che alla terz’ultima tappa a Gardone Riviera viene salutato da Gabriele D’Annunzio con ventuno colpi di cannone.

E’ il primo di tre successi finali al Giro, gli altri nel 1937 e nel1946, che connotano Ginettaccio, così viene soprannominato, nell’Olimpo dello sport italiano.

Tre tappe e il Gran Premio della Montagna per il portacolori della Legnano che con l’aiuto di Learco Guerra, la locomotiva umana, rompe il dominio della Bianchi del capitano Olmo.

Bartali ha ottime capacità aerobiche con 35 battiti a riposo ed ha la forza di ripetere in continuazione scatti devastanti in salita e non conosce la parola “ritiro”.

Più di Coppi soffre l’interruzione dell’attività sportiva per la guerra, avendo, rispetto al piemontese, cinque anni di più.

Interrompere a 26 anni per riprendere a 32 non è il massimo, con il Campionissimo che esplode nel ’46, a 27 anni, per una rivalità che segnerà non solo nello sport la nostra società.

Gran personaggio Ginettaccio, arguto, sempre pronto alla polemica, al dibattito, con la celebre frase: <l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!>.

Come tutti i grandissimi viene omaggiato da Cinema, TV, mondo della canzone.

Con il celebre pezzo di Paolo Conte che recita in un passo:< Oh, quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali, quel naso triste come una salita…>

Gino Bartali, l’omino di ferro, che non si è mai arreso neanchè all’evidenza, paragonato mitologicamente all’eroe troiano Ettore che mai poteva vincere contro il semidio Achille (Fausto Coppi).

 

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