Chi sostiene la prima tesi afferma che molta informazione equivale a libertà totale di dire tutto ciò che è lecito (e talvolta anche quello che sarebbe illecito, purtroppo).
Chi è per la seconda ritiene che ormai le masse siano talmente schiave di questo elettrodomestico al punto che, se le si vuole influenzare in qualsiasi modo, occorre dominarlo e possederlo. Non a caso, nelle rivoluzioni moderne, uno dei primi luoghi che si occupano è proprio il palazzo della tv di stato.
Sia come sia, la televisione oggi è centrale nelle nostre vite, civili e sportive. Se viene trasmesso, accadi e sei, altrimenti non esisti. Brutto a dirsi, ma è così.
Prendiamo il calcio, ad esempio.
Ormai è in voga quello che tutti chiamano “lo spezzatino” ovvero la frammentazione in più giorni ed orari delle giornate di campionato, che una volta, invece, si giocavano tutte alla stessa ora dello stesso giorno, la domenica. Colpa delle tv che tutto pagano e tutto finanziano, altrimenti anche il calcio, con i suoi costi eccessivi, chiuderebbe bottega. Oppure si ridimensionerebbe, cosa che, a pensarci bene, non gli farebbe neanche male, visto che ormai viene sempre più usato per distogliere le menti dai problemi seri e affaticarle con quelli sportivi, legati a gol, moviole, rigori e punizioni. Ma non divaghiamo e torniamo al nostro argomento principale: la tv. Ebbene, proprio in questo giorno di febbraio (il 5) dell’anno di grazia 1950 quella italiana di Stato, trasmise per la prima volta una partita di calcio, Juventus-Milan, anche se nella sola zona di Torino, visto che era in funzione un solo trasmettitore, quello di Torino-Eremo. L’incontro finì addirittura 7-1 per gli ospiti rossoneri, guidati dal famoso trio svedese Gre-No-Li (Gren, Nordahl e Liedholm). La cronaca fu affidata a Carlo Bacarelli, che quando ricordando quella giornata disse: “C’era il problema tecnico di prolungare i cavi. Facemmo due esperimenti: la sfilata di Canevale in piazza Madama con le telecamere montate in alto sulle scale dei pompieri in modo da inquadrare via Po: la ripresa di Juventus-Milan, partita che si giocò in un pomeriggio di nebbia: vedevo figure vaghe, allora commentai guardando il monitor e mi accorsi che l’occhio elettronico è più sensibile di quello umano”.A fine campionato lo scudetto andò alla Juve, che precedette in classifica proprio quel Milan che gli aveva inflitto la prima batosta televista della storia della nostra serie A.
Quella trasmissione sportiva rientrava nelle sperimentazioni che in Italia si stavano facendo già dal 1949 per dare vita alla nuova televisione nazionale, tanto che in pochi ricordano l’evento che vi abbiamo appena citato, mentre tutti sanno che la prima partita integralmente trasmessa alla Tv fu Italia-Egitto del 24 gennaio 1954, giocata a Milano sotto la neve e vinta 5-1 dagli azzurri con due gol di Boniperti e uno a testa di Frignani, Pandolfini e Ricagni. La cronaca venne affidata al mitico Nicolò Carosio, Carlo Bacarelli e Vittorio Veltroni, che commentarono solo alcune fasi in diretta perché non c’era ancora un accordo specifico con la Federcalcio. La Rai aveva ufficialmente iniziato le sue trasmissioni domenica 3 gennaio dello stesso anno su quello che era il suo unico canale, chiamato Canale Nazionale. Lo stesso che poi diventerà il Primo Canale per distinguerlo dal Secondo e dal Terzo e che poi sarà Rai1.