Roma, 6 maggio 2020 – Uno dei primi stranieri ad arrivare in A dopo la riapertura delle frontiere del 1980 è stato il baffuto Michel Van de Korput, un aitante difensore olandese nato a Wagenberg nel 1956 che tutti indicavano come l’erede di Ruud Krol. A prenderlo è il Torino, che lo paga 670 milioni e gli affida le chiavi della difesa. Ma il cognome così particolare (che all’allenatore del Toro Radice fece scappare “Sembra il nome di un lassativo”) e la sua non eccelsa qualità lo fanno presto finire al centro delle ironie prima dei tifosi avversari e poi anche dei suoi. Tanto che un giorno il povero Michel non regge il peso delle contestazioni e scoppia in lacrime a bordo campo, dove a consolarlo è il portiere di quel Torino, Terraneo. Poi il ruolo: come libero non va (da noi si gioca ancora a uomo, mentre in Olanda la marcatura a zona la faceva da padrona già da molto tempo), come stopper in marcatura sul centravanti avversario ancora meno. Del terzino non ha il passo, del mediano non ha la sapienza tattica. Insomma, un fiasco non annunciato che viene ingigantito anche dall’arrivo in Serie A proprio di quel Krol del quale doveva essere l’erede. E il domenicale paragone con l’originale finisce con uccidere calcisticamente il granata. Ruud Krol, nato nel 1949, era finito a giocare a Vancouver, in Canada, per strappare l’ultimo ingaggio importante della sua lunga carriera, che a 31 anni pensava fosse ormai finita. Ma non era così, perché Antonio Juliano, capitano e bandiera del Napoli degli anni ’70 e ora dirigente del club, lo va a ripescare per portarlo in riva al Golfo come primo straniero del Napoli dopo la riapertura. In città il suo acquisto scatena l’entusiasmo, perché Krol è un campione vero. A Napoli, poi, si trova benissimo, tanto che ci resta quattro anni e che diventa il leader della squadra pre-Maradona. Dai suoi piedi parte tutto il gioco degli azzurri. E’ un vero e proprio regista arretrato che in un Roma-Napoli spinge addirittura il mister giallorosso Liedholm a chiedere al centravanti Pruzzo di marcarlo a uomo. Lui che era abituato ad essere marcato si ritrova così a marcare l’olandese volante. Uno dei pochi, veri, campioni che arrivano nella nostra Serie A con l’ondata del primi stranieri di quaranta anni fa. Tanto che dopo aver smesso di giocare è rimasto un’icona del Napoli e della sua Olanda, mentre il povero Van de Korput si è dovuto inventare tanti mestieri per tirare a campare: fattorino nell’ufficio posta di un giornale regionale, bidello di una scuola per bambini disabili e commesso in un negozio di tessuti.