Roma, 31 marzo 2020. Lo so non è un compleanno tondo, come spesso intendo rievocare una ricorrenza sia essa sportiva che cinematografica, ma i ricordi che imperversano sui social, conditi da ripetuti sfottò a supporto di quello che è già stato, fanno sì che io faccia un doveroso punto della situazione almeno da parte biancoceleste.
Quarantasei anni fa, il 31 marzo 1974, c’è stata la consacrazione ufficiale di quello che è il DERBY nella capitale, naturalmente mi riferisco al calcio, cioè il confronto-scontro tra biancocelesti e giallorossi che va dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno e poi ricomincia come una ruota che gira. La domenica del 31 marzo 1974 è una brutta giornata e ci si avvia verso uno stadio Olimpico che si annuncia gremito per il derby di ritorno tra Lazio e Roma, con la pioggia che disturba ed intralcia l’afflusso massiccio dei tifosi. La gara è sentitissima con la Lazio in corsa per vincere il suo primo scudetto e la Roma che tenta in qualche modo di fargli lo sgambetto, cosa che darebbe lustro ad un modesto campionato fino ad allora disputato; il piano giallorosso sembra riuscire, perchè dopo soli quattro minuti dal fischio d’inizio un tiro-cross da più di trenta metri di Spadoni sorprende il portiere laziale Pulici che in qualche modo respinge il tiro ma l’arbitro Gonella, coadiuvato dal segnalinee, sentenzia che il pallone ha varcato la linea e decreta il vantaggio romanista.
Lo stadio, a maggioranza giallorossa perchè è la Roma che gioca in casa, è una bolgia e la Lazio cerca di reagire ma i padroni di casa sono ben ispirati e controllano i rivali con discreta disinvoltura fino alla fine del primo tempo. Qui entra in ballo la magia, l’incanto, la nemesi, perchè come le squadre rientrano sul rettangolo verde cessa la pioggia ed esce il sole; una coincidenza che più di una volta era capitata nelle gare della Lazio e sempre si verificava un epilogo favorevole ai biancocelesti. Sta di fatto che dopo appena un minuto dalla ripresa del gioco un bolide di Chinaglia viene respinto corto dalla difesa della Roma e sulla ribattuta il giovane D’Amico infila la porta romanista portando al pareggio la contesa.
Il derby s’infiamma e la Roma reagisce andando vicina al nuovo vantaggio con una percussione di Cordova che a tu per tu col portiere laziale Pulici coglie un palo clamoroso. L’azione prosegue e pochi secondi dopo, sul ribaltamento del gioco, il mediano laziale Nanni entra nell’area romanista e viene cinturato fallosamente; calcio di rigore per la Lazio e trasformazione perentoria di Chinaglia che in quello stesso momento, siamo appena al 7° del secondo tempo, entra nella leggenda andando ad esultare sotto la curva sud gettando loro addosso il pallone prima di completare la sua gioia nell’abbraccio con l’allenatore Maestrelli. Quando si dice la nemesi, la congiunzione astrale, quello che era giusto accadesse. La stessa identica situazione si era già verificata nella gara d’andata, ossia Roma in vantaggio alla fine del primo tempo e Lazio in rimonta e vincente nella ripresa.
Dicevo che Chinaglia divenne già leggenda e la sua sfida al popolo giallorosso fu immortalata dal fotografo Maurizio Geppetti nello storico scatto del dito puntato verso la curva romanista. Il derby finì con la vittoria della Lazio per 1-2 e ci furono incidenti, tentativi d’invasione di campo, con relativo intervento delle forze dell’ordine, lancio di lacrimogeni a placare la furia dei tifosi della Roma che subirono la conseguente squalifica dell’Olimpico per due giornate. Chinaglia alla fine della partita fu il solo ad uscire dal campo senza la protezione della celere e nell’entrare nel tunnel d’accesso agli spogliatoi, situato all’epoca sotto la curva sud, irrise i romanisti imbestialiti che gli tirarono di tutto, arance, bottigliette di vetro, spranghe, corpi contundenti vari.
Due giorni dopo, sulle colonne del Corriere dello Sport, il giornalista Franco Dominici, simpatizzante (eufemismo) laziale scrisse:<<Chinaglia è stato un eroe omerico, un gigante, ma sarebbe diventato un martire alla causa biancoceleste se fosse stato colpito e ferito da uno dei tanti oggetti piovutigli addosso>>.
Giorgione Chinaglia, come ho già ricordato in altri racconti, aveva definitivamente sdoganato il tifoso laziale nei confronti del più arrogante sostenitore della Roma, facendolo sentire finalmente e definitivamente appartenente alla città eterna che aveva visto nascere il sodalizio biancoceleste agli albori del 1900, ben ventisette anni prima dei dirimpettai.
E’ il Derby bellezza, si direbbe, e Chinaglia, di cui domani 1° aprile ricorre l’ottavo anno dalla scomparsa, ne è stato un degno ed insuperabile interprete.
Ah dimenticavo, ma esattamente 10 anni dopo quella fantastica giornata divento papà della mia primogenita. Se me l’avessero detto…
Auguri Laura.