Il dramma di Tommaso Maestrelli.

Con la malattia del "Maestro" finisce la favola Biancoceleste.

Roma, 6 aprile 2025.

 

Il 6 aprile 1975, esattamente 50 anni fa, è una domenica dal cielo grigio, quasi un rigurgito autunnale, rispetto alla domenica precedente soleggiata e già da maniche corte.

La serie A di calcio, stagione 1974/1975, vive un campionato avvincente con quattro squadre protagoniste per la lotta scudetto.

La classifica, a sei giornate dalla conclusione, vede la Juventus al comando con 34 punti, seguita dal Napoli con 32 e la coppia Lazio, Campione d’Italia uscente, e Roma appaiate con 30 punti.

Un unicum il duello tra più squadre, di cui ben tre del centro-sud, senza la tradizionale presenza delle due milanesi da sempre in lotta contro i bianconeri juventini.

Quindi alla decima di ritorno il calendario prevede lo scontro diretto Juventus-Napoli e a seguire Fiorentina-Roma e Lazio-Torino.

I biancocelesti vengono dalla brillante vittoria di Bologna ed hanno l’occasione per rosicchiare punti alle altre rivali, giocando in casa.

Come accennato giornata grigia ed una strana atmosfera una volta entrato allo stadio Olimpico, a circa una mezzora prima dell’inizio della gara.

Dal tunnel di uscita dei giocatori, che all’epoca è situato sotto la curva sud, vediamo i raccattapalle della Lazio cominciare un giro di campo mentre reggono uno strano striscione.

Man mano che si avvicinano verso la tribuna Tevere, dove mi trovo, realizzo che non è uno striscione ma un lungo lenzuolo bianco con dipinta una scritta in blu: “W Maestrelli”.

Rimango stupito e insieme a me la stragrande maggioranza, per non dire tutti, dei tifosi perché nessuna notizia è trapelata sulle condizioni del mister.

Qualche giorno prima si è letto di un ricovero precauzionale presso la clinica Paideia, al quartiere Fleming, per normali accertamenti dovuti a dolori addominali.

All’ingresso delle squadre in campo il solito entusiasmo d’inizio gara è offuscato da questa strana e improvvisa iniziativa.

Anche i giocatori non sembrano sintonizzati sull’incontro, sono straniti, fanno errori nei semplici passaggi e per un complesso come la Lazio, ampiamente collaudato negli anni, è tutto molto strano.

Il Torino invece è concentrato e sfrutta ogni singola debolezza dei laziali chiudendo il primo tempo in doppio vantaggio, autore delle reti l’emergente Graziani.

Come detto i giocatori della Lazio sono irriconoscibili, molli, sconclusionati, tutti che si domandano cosa ci stanno a fare lì all’Olimpico in quel pomeriggio al limite dell’irrazionale.

Tutti meno uno: Giorgio Chinaglia.

Giorgione è una furia, si danna su tutti i palloni trovando sulla sua strada “Giaguaro” Castellini, il portiere granata, che gli nega almeno tre occasioni da rete con parate magistrali.

Riesce a dimezzare le distanze ad inizio secondo tempo, poi però un ulteriore calo nervoso dei suoi compagni fa sì che il Toro affondi impietosamente le sue corna, metaforicamente, sulle carni biancocelesti con una tripletta di Paolo Pulici che alla fine della stagione vince la classifica dei marcatori con 18 reti.

Per dirvi come la gente non sappia nulla della situazione c’è addirittura una contestazione, visto il rovinoso risultato di 1-5 che sancisce definitivamente l’uscita di scena della Lazio dalla lotta per lo scudetto.

Solo qualche giorno dopo si viene a sapere della gravità della malattia di Tommaso Maestrelli: tumore al fegato e pochi mesi di vita.

La squadra cerca di finire al meglio la stagione, sotto la guida di Bob Lovati, ma l’approdo dei calciatori al campo d’allenamento di Tor di Quinto, in quei giorni, è solo una via di passaggio per raggiungere la clinica dove è ricoverato “Il Maestro” e stargli il più vicino possibile.

I proverbiali allenamenti e le relative partitelle, teatro di feroci scontri tra opposte fazioni, ormai si riconducono a semplice routine, senza nessuna voglia di parlare e tantomeno di scherzare.

La Lazio termina il campionato al quarto posto con 37 punti, preceduta al terzo gradino dalla Roma con 39 punti, dal Napoli, secondo, con 41 e dalla Juventus con 43 punti Campione d’Italia.

La favola biancoceleste, nata improvvisamente nel settembre 1972, di fatto si esaurisce qui.

Tommaso Maestrelli ha rappresentato per la Lazio, per i suoi ragazzi, per l’ambiente tutto, qualcosa di unico, di irripetibile, sia dal punto di vista delle novità tecniche, che soprattutto dal punto divista del tratto umano.

Tommaso incredibilmente si riprende nei mesi successivi, grazie ad una innovativa terapia ormonale del professor Imparato di Genova.

Addirittura viene richiamato al capezzale della Lazio l’anno successivo quando i biancocelesti rischiano la retrocessione in serie B.

Questa però è un’altra storia…

 

 

FOTO:  Tommaso Maestrelli   Avvenire.

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