Roma, 30 novembre 2024
<Questa è politica, ma tutto ciò non fa che aumentare l’amarezza dentro di me. Un’amarezza che mi renderà più forte e più cattivo e mi aiuterà a lavorare ancora più duro. Dentro di me so di essere il campione del mondo dei pesi medi.>
Sono le dichiarazioni a “caldo”, rilasciate nella notte del 30 novembre del 1979 al Caesar’s Palace di Las Vegas, da Marvin, “The Marvellous”, Hagler dopo la battaglia sostenuta contro il campione in carica l’italo-americano Vito Antuofermo.
Quarantacinque anni fa l’incontro è la prima difesa iridata per Antuofermo e finalmente la prima occasione di conquista della corona per Hagler, al cinquantesimo match da professionista.
Gli addetti ai lavori sostengono che l’incontro sia una tappa di passaggio a favore di Hagler, dotato di classe cristallina e notevole potenza, rispetto al campione considerato un manovale del ring.
Una sorta di vittima sacrificale, un campione di passaggio, di fronte al peso medio più talentuoso del suo tempo (e non solo).
Hagler ha classe, velocità, un pugno micidiale, molto raffinato, mentre Antuofermo è grezzo, soffre di problemi alle arcate fragili e facili a sanguinare.
Antuofermo però ha una capacità di incassare enorme e non si arrende mai, come dimostra già dopo il suo primo incontro tra i professionisti quando si ripresenta in palestra la mattina seguente con la faccia ridotta a brandelli.
L’assalto al titolo di Hagler è un monologo: attacca, colpisce, ferisce Antuofermo che resiste con l’aiuto dei secondi che all’angolo fanno l’impossibile per suturare le arcate che stanno per cedere.
Nei suoi assalti Hagler rinuncia apertamente alla possibilità di mettere al tappeto il roccioso Antuofermo, che trae forza dai colpi ricevuti, e man mano, vedendo che nulla ottiene, perde convinzione.
Dall’undicesima ripresa Antuofermo raccoglie le residue energie e seppur allo stremo le vince fino all’epilogo del quindicesimo round.
Tuttavia la sensazione generale è che Hagler abbia mantenuto comunque un sufficiente vantaggio, ma i giudici si dividono e tra molte polemiche il risultato è parità.
Il giudice Duane Ford assegna 145-141 per Hagler, Hal Miller 143 pari e Dalby Shirley addirittura 144-142 per Antuofermo.
Dunque l’emigrante di Palo del Colle, in provincia di Bari, il cui mito è Nino Benvenuti, ferma l’assalto di “The Marvellous” compiendo il suo più grande capolavoro in una carriera non eccelsa.
Il mondo ha bisogno di geni, di personalità uniche, e nello sport di veri fuoriclasse che sappiano guidarci e infiammarci.
E’ altrettanto vero però che forse, ancor di più, il mondo ha bisogno di persone normali che con la fatica, l’abnegazione, di tutti i giorni restano in piedi, incassano e ripartono.
Questa è la filosofia, l’esempio, che ci ha lasciato Vito Antuofermo che non è stato un genio, un fuoriclasse, ma proprio per questo abbiamo apprezzato.
Proprio Marvin Hagler, a fine carriera, certifica questo: <<Il pugilato mi ha lasciato molti bei ricordi, ma quelli che porto dentro con particolare piacere sono i momenti che ho vissuto sul ring con Vito Antuofermo. Lui era un ragazzo molto difficile da affrontare, era goffo, grezzo, ma aveva un coraggio e un cuore da leone, sempre disposto a battersi fino all’ultimo respiro. Sarebbe morto sul quadrato prima di lasciarsi battere.>
FOTO: Vito Antuofermo, i settant’anni di guerriero del ring – la Repubblica.