Roma, 15 giugno 2020. Pochi giorni fa, domenica 7 giugno, ho ricordato un episodio sportivo legato alla parata del secolo del leggendario portiere inglese Gordon Banks su colpo di testa di Pelè ai mondiali di Messico 1970 e nel pezzo ho citato, a livello di memoria personale, Gianni Rivera nella partita del secolo del 17 giugno 1970.
Italia-Germania 4-3, quante volte l’abbiamo rievocata e quante volte Rivera ha rivissuto le sue emozioni rendendone partecipi le successive generazioni.
Una partita che ha vissuto i palpiti più significativi nei tempi supplementari, dopo l’inaspettato pareggio di Schnellinger a tempo abbondantemente scaduto.
La gara dopo appena otto minuti vedeva gli azzurri in vantaggio con un gran goal di Boninsegna e da lì, secondo i dettami dell’epoca, difesa stretta e contropiede fino alla fine.
Quando tutto sembrava volgere alla vittoria azzurra ecco la zampata di Schnellinger, ottimo libero in forza al Milan, che inconsapevolmente si apre alla storia.
I supplementari sono un continuo saliscendi di emozioni con immediato vantaggio tedesco di Muller, pareggio di Burgnich e ribaltone di Riva che trafigge Maier con una staffilata delle sue in chiusura di primo supplementare. A metà del secondo extra-time ancora Muller che pareggia su mezza papera di Rivera che, posizionato sulla linea di porta, non riesce ad intervenire per sventare la minaccia. Insultato pesantemente dal proprio portiere Albertosi, Rivera si avvia a centrocampo per riprendere il gioco con l’intenzione, da lui stesso ricordata, di marcare tutti i tedeschi ed arrivare in porta. L’azione però ha uno sviluppo diverso perché quando Rivera prende la palla si trova davanti un muro di maglie bianche e smista verso De Sisti scattando in avanti; a distanza di 50 anni è forse l’azione di gioco che NON si dimentica più, come l’Ave Maria. Da De Sisti a Facchetti che lancia sulla fascia sinistra Bonimba il quale, con le ultime risorse a disposizione, scappa verso il fondo e resistendo alla marcatura di Schultz rimette al centro dell’area un pallone radente che viene impattato all’altezza del disco del rigore da Rivera che di piattone destro lo colpisce spiazzando il portierone tedesco. Una rete così, anche a distanza di anni, la poteva fare solo un giocatore della classe di Rivera, il bimbo de’ oro come lo chiamarono i telecronisti messicani.
L’avventura di Gianni Rivera ai Mondiali messicani non era cominciata sotto i migliori auspici per una polemica tra lo stesso giocatore ed i vertici della comitiva italiana, a seguito dell’esclusione di Lodetti suo compagno di squadra al Milan. Rivera aveva sentito odore di fronda nei suoi confronti e lo aveva denunciato senza mezzi termini creando un problema di destabilizzazione all’interno del gruppo, tanto che dovettero arrivare in Messico il suo allenatore di club Nereo Rocco ed il suo presidente Franco Carraro. Una mediazione tutta italiana ricucì la questione ed il capo spedizione Mandelli ed il tecnico Valcareggi s’inventarono il compromesso della famosa staffetta con Mazzola, a partire dal quarto di finale contro i padroni di casa messicani dopo che lo stesso Gianni dovette smaltire ad inizio torneo un problema intestinale, la maledizione di Montezuma .Curioso il ripetersi della storia che molto spesso NON è maestra di vita. Quattro anni dopo, ai Mondiali di Germania 1974, si ripete lo stesso canovaccio stavolta protagonista Giorgio Chinaglia accusato da Carraro, nel frattempo diventato capo-spedizione italiano, di essere un disadattato. Come allora intervenne Rocco stavolta fu Tommaso Maestrelli, allenatore di Giorgione nella Lazio, a ricomporre la questione con un finale sportivo però più amaro. Ma questa è un’altra storia…