Roma, 15 dicembre 2020 – Ecco la storia a puntate della tournée in Europa che il La Plata Rugby Club fece nel 1979, con particolare riferimento alla tappa a Roma.
Che si svolse poco dopo il momento più cupo e tragico della storia del La Plata Rugby Club.
Quello che visse durante la dittatura militare che sconvolse l’Argentina.
Qui il rugby era stato introdotto alla fine del XIX secolo, nell’ambiente elitario delle scuole francesi e inglesi.
Dopo la 2a Guerra Mondiale il rugby si era esteso ad altri ceti sociali, con coinvolgimento di seconde e terze generazioni di immigrati, in prevalenza di origine italiana.
Tra le società di più antica tradizione vi è il La Plata Rugby Club, fondato il 20 marzo 1934 nella omonima città, capoluogo della provincia di Buenos Aires.
La squadra era nata per scissione della costola rugbistica della polisportiva Club Gimnasia y Esgrima La Plata, poiché il passaggio al professionismo aveva imposto la separazione dalle discipline amatoriali.
Dieci anni prima, i vogatori del Club avevano iniziato a maneggiare la palla ovale per mantenersi in forma nel periodo invernale, quando le gelide acque del Rio de la Plata erano impraticabili.
Così si cominciarono ad appassionare al nuovo gioco.
Il nome di La Plata Rugby Club fu assunto nel 1939 e i suoi giocatori vennero chiamati Los Canarios per via del colore giallo acceso della casacca che indossavano.
Nella sua storia il La Plata Rugby Club ha fornito diversi giocatori alla nazionale e ha vinto due titoli importanti: Torneo URBA-Union de Rugby de Buenos Aires 1995 e un Torneo Nacional de Clubes 2007 della UAR, massima competizione del Paese.
Ma purtroppo Los Canarios hanno raggiunto il loro momento di maggiore celebrità a livello mondiale più per ragioni storiche che per meriti sportivi.
Molti di questi giovani giocatori, infatti, alla metà degli anni ’70, durante la dittatura militare di Videla e dei suoi compari, finirono tra le migliaia di deparecidos argentini e non solo.
Una storia che è nota dalle nostre parti grazie al libro “Mar del Plata” di Claudio Fava (2013, add editore, Torino), all’omonima piéce teatrale e al documentario “No bajenlosbrazos” di Marco Silvestri (2013, NACNE- RAI Cinema).
Nella talentuosa squadra platense, promossa in prima divisione nel 1972 (Campeón de Ascenso) e vincitrice del tradizionale torneo Seven nocturno DAOM- Dirección Autárquica de Obras Municipales 1973, militavano anche molti giovani attivisti dell’opposizione alla dittatura.
E questi furono sterminati progressivamente dalla “efficientissima” organizzazione repressiva, che aveva nella Escuela Mecanica de la Armada a Buenos Aires il suo centro nevralgico.
Il merito di aver ricostruito la vicenda è di Gustavo Veiga, giornalista del quotidiano “Página/12”, grazie alla testimonianza di Raul Barandiarán.
Barandiarán, di ascendenze italiane, era il tre-quarti e capitano, nonché l’unico sopravvissuto di quella squadra. E oggi è architetto nella sua città.
Raul Barandiarán partecipò nel 1975 alla tournée del La Plata Rugby Club in Europa e il prevalere dell’impegno sportivo su quello di militanza politica lo salvò nel momento più buio dal destino nero che inghiottì i suoi compagni.
Il primo scomparso del gruppo, nel 1975, l’anno precedente il colpo di stato, mentre la squadra si trovava in tournée in Europa, fu Hernan Rocca.
Rocca era il fratello del guerrillero montonero Marcelo, che venne prelevato e barbaramente trucidato da una squadraccia legata alla “Triple A” (Alianza anticomunista argentina).
Poi, tra il 1975 e il 1978, toccò a molti altri giocatori, tutti finiti probabilmente nelle acque di quell’argenteo estuario atlantico in cui i padri fondatori del Club remavano spensierati ai primi del secolo.
L’unico di cui si sia rinvenuto il corpo (mutilato delle mani) fu il miglior amico di Raul, Otilio Pascua, desaparecido nel 1977.
Il bilancio finale della squadra dei canarios desparecidos (che vediamo nella foto) è di 20,come ritoccato al rialzo dal più recente libro “Maten al rugbier” di Claudio Gómez (Sudamericana, 2015).
La resilienza è indubbiamente una caratteristica fondamentale del rugbista.
Grazie ad essa gli appartenenti al La Plata Rugby Club hanno potuto superare quegli anni cupi che hanno segnato indelebilmente l’Argentina e altri paesi dell’America Latina.
La ovalada continuò infatti a passare nelle mani de ‘Los Canarios’, con una nuova generazione che raccolse il testimone di quella dal sogno spezzato come i lapis.
La squadra poi decimata, composta da nati nei primi anni ‘50, fu accomunata nel connubio tra militanza politica e attività sportiva.
Ma non fu così nella compagine che ne raccolse il testimone, composta in gran parte da gente delle classi 1958- 1960.
Ciò lascia pensare, purtroppo, che la feroce repressione attuata dalla giunta militare avesse in pochi anni raggiunto il suo scopo, fiaccando ogni resistenza o interesse nelle giovani generazioni.
…CONTINUA…