La scomparsa di Gianmarco Calleri.
Personaggio ruvido ma decisivo nella storia della S.S.Lazio.
Roma, 8 marzo 2023.
La notizia è arrivata in nottata e per i sostenitori della Lazio, di una certa età, la figura di Gianmarco Calleri ha rappresentato più di qualcosa.
Calleri è venuto a mancare oggi all’età di 81 anni, compiuti all’inizio di gennaio.
Prende la presidenza della sezione calcio della S.S. Lazio a metà anno 1986, coadiuvato dal finanziere Renato Bocchi e dal fratello Giorgio che all’epoca veniva riconosciuto come la mente pensante della gestione.
Il periodo è drammatico per i biancocelesti perché in piena preparazione estiva della stagione 1986/1987 la società viene retrocessa in serie C dalla Commissione Disciplinare.
Il secondo filone del calcio scommesse penalizza, per responsabilità oggettiva, la Lazio che Calleri sta faticosamente ricostruendo.
Calleri però non si perde d’animo e con l’aiuto del tecnico Fascetti e di un manipolo di giocatori/uomini straordinari porta in salvo la Lazio, nel frattempo riammessa al campionato di serie B con una penalizzazione pazzesca di -9 punti.
E’ la famosa stagione della “banda del -9”, dove società, tecnico, giocatori e pubblico creano un senso d’appartenenza mai visto prima.
Calleri la stagione successiva riporta in serie A la Lazio e getta le basi per una Lazio che rientri, a buon diritto, nel grande giro nazionale cedendola poi nella primavera del 1992 a Sergio Cragnotti.
Bisogna dire che il percorso laziale di Calleri non è stato mai accompagnato da un consenso totale, inteso come rapporto con il pubblico e con i media.
A Calleri non fu mai perdonato il brusco divorzio con il tecnico Fascetti nell’estate del 1988, appena approdati in serie A.
Una ruvidezza caratteriale che lo ha fatto sempre tirar dritto, poco incline ai compromessi ed alle innumerevoli insidie dell’ambiente romano.
In una sorta di rendiconto finale però Calleri è come se avesse rifondato la Lazio e ha vinto per un paio d’anni consecutivi il simbolico scudetto del miglior bilancio contabile della serie A.
Non disponendo di risorse patrimoniali ingenti ha saputo costruire, anno dopo anno, una squadra competitiva creando le basi per i successi di fine anni novanta.
Ha portato a Roma giocatori come Sosa, Doll, Riedle, Troglio, Dino Zoff come allenatore ed avviato il colpo Gascoigne oltre all’acquisto dei terreni per la costruzione dell’attuale centro sportivo di Formello.
La competenza tecnica, in stretta collaborazione con Carlo Regalia, eccellente direttore sportivo e gentiluomo d’altri tempi, è stata il suo marchio di fabbrica.
Pensate a quello che avrebbe potuto fare con la pioggia di denari che oggi affluiscono dalle piattaforme televisive, quando all’epoca la maggior risorsa era il botteghino.
Quello che è stato riconosciuto a Calleri, nel corso degli anni e alla luce dell’esempio odierno della conduzione societaria della Lazio, è stata la capacità comunque di “voler” investire e capire che più di tanto non poteva spingersi cedendo la società in mani più robuste.
Una gratitudine che a maggior ragione oggi merita nel giorno della sua dipartita.