Roma, 19 giugno – Quando giocava era per tutti “le Roi”, perché con la sua classe immensa dominava il campo come pochi altri della sua epoca, che pure di campioni ne sfornò tantissimi. Oggi che siede dietro alla scrivania più importante del calcio europeo (quella della UEFA) pensa ancora in grande e vuole succedere a Blatter nel ruolo di presidente del calcio mondiale, alla FIFA.
Dei suoi due aspetti, alla vigilia del sessantesimo compleanno, che compirà il 21 giugno, ci interessa molto di più il primo, quello del campo, se non altro perché siamo tra quelli che hanno avuto la fortuna di averlo visto giocare. Prima in Francia, con il S.Etienne, poi, soprattutto, in Italia, con la Juventus, della quale è stato uno dei più grandi numeri 10 della storia insieme a Sivori e Del Piero. Ricordando il suo arrivo a Torino, poco tempo fa, dichiarò: “L’Avv. Agnelli (che stravedeva per lui, ndr) mi donò la libertà, la fama, la possibilità di fare la carriera che ho fatto. Se non mi avesse voluto non sarei andato alla Juve e se non fossi andato, non sarei il Platinì che sono, la mia storia sarebbe stata diversa e probabilmente non sarei all’Uefa”.
Ovviamente vinse in Francia e con la Juventus, gli vennero dati tre Palloni d’Oro e condusse la nazionale del suo Paese a vincere gli Europei dell’84, giocati in casa. Altrettanto ovviamente è considerato il miglior calciatore francese di sempre, anche se non ha mai vinto un Mondiale.
Ma obiettivamente in quel periodo c’era un altro numero 10 niente male, Maradona, che prese per la mano l’Argentina e la portò al titolo nell’86, quando Platinì era al massimo della forma (ma non in quel Mondiale).
Segnò anche nella maledetta finale dell’Heysel il rigore che dette la vittoria alla Juve.
Ma il gol più bello glielo annullarono nella finale dell’Intercontinentale a Tokyo contro l’Argentinos Junior. Poi la Juve vinse ai rigori e quella rete, seppur ufficialmente mai segnata, resta una delle più belle che abbiamo visto sui campi di calcio.
Proprio come le sue punizioni, che sono passate alla storia come quelle calciate “alla Platinì”.
Auguri Michel.