Roma, 24 luglio 2021 – Il piccolo Lussemburgo che elimina la ben più quotata Olanda dagli Europei. Sembra strano, invece è accaduto davvero, nell’autunno del 1963.
Un’impresa che nel Granducato è passata alla storia come “Il miracolo di Rotterdam” e che ha regalato per sempre l’appellativo di “eroi” ai giocatori che l’hanno compiuta.
Il regolamento prevedeva che alla fase finale dell’Europeo del 1964, che si sarebbe giocata in Spagna, si sarebbero qualificate solo quattro squadre.
Le vincenti di una corsa verso le semifinali che prevedeva tre turni ad eliminazione diretta con gare di andata e ritorno: sedicesimi, ottavi e quarti.
Il Lussemburgo e l’Olanda si ritrovarono di fronte nella doppia sfida degli ottavi.
Gli olandesi erano stra-favoriti, anche perché avrebbero giocato entrambe le partite in Olanda, su richiesta dalla stessa federcalcio lussemburghese.
Che, pensando più al guadagno che alla qualificazione (apparentemente impossibile), era arrivata alla conclusione di giocare le due gare in OIanda per avere maggiori incassi da spartirsi.
Anche perché a quei tempi il calcio era solo da stadio, non televisivo come oggi e l’incasso del botteghino era fondamentale per tutti.
Ma i giocatori lussemburghesi non avevano nessuna intenzione di fare le vittime sacrificali e affrontarono le due partite al massimo della concentrazione e con una tattica a quei tempi considerata innovativa: la trappola del fuorigioco.
A farli giocare per la prima volta in quel modo fu il Ct tedesco del Lussemburgo, Robert Heinz, che contro l’Olanda adottò questa strategia allora considerata difensiva e suicida.
La gara di andata si giocò ad Amsterdam l’11 settembre 1963, davanti a 40.000, scatenati, tifosi olandesi.
L’Olanda passò subito in vantaggio con Nuninga, ma il Lussemburgo, seppur privo dei suoi due attaccanti titolari Kohn e Dimmer, reagì e pareggiò con May, per chiudere poi la partita sull’1-1.
Il ritorno si giocò il 30 ottobre a Rotterdam. Stadio pieno, entusiasmo degli olandesi alle stelle, così come la voglia di vendicare l’1-1 dell’andata, che per loro era stato un affronto.
Il Lussemburgo recuperò Camille Dimmer (nella foto) e proprio lui, prima lo portò in vantaggio e poi raddoppiò, regalando così al Granducato la sua più grande impresa calcistica e infliggendo alla presuntuosa Olanda la peggiore umiliazione della sua storia.
La corsa del Lussemburgo nel torneo si fermerà poi ai quarti, contro la Danimarca: 3-3 all’andata in Lussemburgo, 1-1 al ritorno a Copenaghen.
Due pari che resero necessaria la terza gara di spareggio.
Come sede fu scelta proprio Amsterdam, dove nessuno aveva dimenticato la lezione subita negli ottavi dai Leoni Rossi del Lussemburgo.
Finì 1-0 per i danesi con il gol di Madsen, che risvegliò i lussemburghesi dal sogno di qualificarsi alla fase finale dell’Europeo di Spagna.
Restava la loro impresa di aver eliminato la grande Olanda e quell’appellativo di “eroi” con i quali vengono ancora oggi chiamati nel Granducato.
Vi abbiamo raccontato questa vicenda sportiva per sottolineare ancora una volta quella che è la vera bellezza del calcio: l’imprevedibilità.
Perché fin quando una piccola squadra riuscirà a battere una grande squadra il calcio sarà sempre lo sport più bello del mondo.
Quando, invece, a vincere saranno sempre e solo gli stessi, allora finirà.
Perché perderà il fascino dell’impresa e, per questo, non avrà più l’appeal che ha avuto fino ad oggi.