Roma, 23 marzo 2017 – Domani sera, a Palermo, si giocherà Italia-Albania, gara valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2018. Ma non staremo qui a presentarvela nel modo canonico. Formazioni, interviste e così via. No, stavolta è la partita a fornirci lo spunto per raccontarvi la strana storia di Riza Lushta, uno dei primi giocatori albanesi che vennero a giocare in Italia nello scorso secolo. Nato a Mitrovice nel 1916, giocava attaccante e, in quanto tale, si mise in luce nel Tirana, per poi approdare al Bari nel 1939. Dopo una sola stagione ecco il grande salto, alla Juventus, con la quale mise insieme 85 partite e 46 gol negli anni della seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945, quando passò al Napoli.
È qui che la nostra storia assume in contorni della leggenda, trovando il motivo reale per la quale ve la stiamo raccontando.
Narrano le cronache, infatti, che in quella sua unica stagione vissuta in maglia azzurra (1945-46) Lushta giocò anche bene, ma senza trovare più quella via del gol che, negli anni precedenti, non aveva mai smarrito. Così un cronista del quotidiano “Lo sport del Mezzogiorno”, Carlo Di Nanni, scrisse: “Quando Lushta segnerà cadrà lo stadio”.
E una tragica fatalità volle che proprio nel giorno in cui l’albanese segnò il primo dei 6 gol che fece nelle 27 partite che giocò con il Napoli, cadde una balaustra dello stadio a causa dell’esultanza troppo animata dei tifosi, provocando il ferimento di 114 persone. Mai profezia fu più azzeccata e nella città della scaramanzia Lushta divenne di troppo, tanto che a fine stagione venne ceduto all’Alessandria, dove ritrovò la via del gol che aveva smarrito a Napoli. Abbandonato il mondo del calcio nel 1954, si trasferì per vent’anni negli Stati Uniti, dove lavorò per una ditta di ascensori. Quindi tornò a vivere a Torino, dove è deceduto il 6 febbraio del 1997.
A dispetto di quanto scritto da Di Nanni, in A mise insieme un discreto bottino, visto che segnò 68 gol in 170 partite.