Ma chi sei, Tomaszewski?

Jan Tomaszewski, il miglior portiere di sempre del calcio polacco e uno dei più forti della storia del football. 

Roma, 6 febbraio 2025 – I mondiali del 1974 in Germania (allora Ovest) hanno influenzato cosi tanto la mia generazione al punto che, quando giocavamo a pallone fra di noi, ci chiamavamo con i nomi dei loro protagonisti.

Soprattutto per prenderci in giro, come é naturale fra ragazzini, senza cattiveria, ma solo per farsi una risata in più.

Cosi, se eri forte con i piedi e non te la levavano mai, ti dicevano “A Cruijff, passa la palla”.

Se invece segnavi tanti gol eri subito “Giggiriva”, anche se in quel Mondiale non brillò affatto, come tutta l’Italia, ma il suo mito, tra noi, era e resta inamovibile.

Se, al contrario, eri bravo in porta allora, ad ogni parata, arrivava subito l’esclamazione piena di ammirazione : “Ma che sei Tomaszewski ?

Perché era lui, il portierone della sorprendente Polonia più forte di sempre, l’idolo internazionale di chi, tra noi, sognava di diventare un numero 1.

Non l’olandese volante Jongbloed, che indossava uno sgarciante maglione giallo, giocava bene più con i piedi che con le mani e aveva quello strano (per un portiere) numero 8 sulla schiena.

Non il molto tedesco Sepp Maier, numero 1 della Germania (sempre Ovest) poi campione del mondo a spese della meravigliosa Olanda del calcio totale.

Non il nostro Dino Zoff, che vediamo insieme a lui nella foto e che, proprio in quello del 1974, esordiva al Mondiale dato che aveva preso il posto del più funambolico Albertosi nel 1971.

Ma Jan Tomaszewski, il polacco acrobatico e apparentemente naïf, con quei capelli lunghi che teneva legati con un vezzoso nastrino nero che gli cingeva la testa.

Sia chiaro: nulla a che vedere con le acconciature da parrucchiere di molti calciatori di oggi!

Al pari della sua sorprendete Polonia, che arrivo terza spinta dalle sue parate , dai gol di Lato e dalle geometrie di Deyna, dalla classe di Gadocha e Szarmach, fu lui la rivelazione del torneo.

Anche se aveva già contribuito in modo determinante alla qualificazione della sua nazionale fermando, con le sue parate, l’Inghilterra a casa sua.

Se fossimo stati ai giorni nostri le stesse squadre inglesi e anche quelle tedesche, spagnole, francesi e italiane gli avrebbero fatto ponti d’oro per ingaggiarlo.

Ma nel 1974, per un calciatore polacco, non era possibile trasferirsi in un club dell’Europa occidentale fino al compimento dei trent’anni, che erano considerati la soglia dalla quale iniziava il declino della carriera.

Eravamo in piena guerra fredda e  la c.d. “cortina di ferro” separava la nostra Europa, di influenza americana, da quella orientale, posta sotto il controllo sovietico proprio come separava le due Germanie.

Quella dell’Ovest e quella dell’Est, che in quel mondiale si incontrarono per l’unica volta nella storia, per di più con la vittoria a sorpresa della Germania Est con il mitico gol di Sparwasser.

Cosi Tomaszewski, personalità da vendere e classe anche, continuò a giocare nella sua Polonia con l’LKS, dove era arrivato dopo aver militato con il Breslavia e il Legia Varsavia.

Il Breslavia era la squadra della città polacca dove é nato il 9 gennaio del 1948 in una famiglia lituana, che qui era emigrata da Vilnius.

In Polonia la sua popolarità é rimasta intatta e un mese fa, quando ha compiuto 75 anni, lo hanno tutti festeggiato proprio come si fa con una leggenda vivente.

Foto: lastampa.it

Exit mobile version