Maledetti tutti…

Ricordo di una giornata dolce-amara nel compleanno del "Mito" Chinaglia.

Roma, 24 gennaio 2025

 

Il 24 gennaio 1975 è un venerdì dal clima mite, come solo Roma sa offrire nonostante il mese, e dopo una mattinata passata all’università mi appresto ad andare al campo di allenamento della Lazio per seguire la classica partitella settimanale.

Si è molto parlato, in quegli anni, di come venivano affrontate queste sfide tra spogliatoi contrapposti ed in lotta tra loro, sotto l’attenta regia dell’allenatore Tommaso Maestrelli.

La cosa strana è che queste sfide all’OK Corral si disputavano il venerdì e non il giovedì, come prassi dei nostri tempi, per cui c’era sempre della preoccupazione su eventuali infortuni e sul poco tempo di recupero in vista della gara domenicale.

Quel venerdì coincideva con il 28° compleanno di Giorgio Chinaglia, trascinatore e condottiero di quella Lazio Campione d’Italia uscente.

Mangio un tramezzino al volo, senza passare da casa, ed insieme al mio amico Achille mi reco a Tor di Quinto nel frattempo preso d’assalto da più di diecimila persone, tutte per rendere omaggio all’idolo Chinaglia.

Per dare un’idea dell’affluenza le automobili posteggiate arrivavano fino a Ponte Milvio, da una parte, e fino al congiungimento con la Flaminia dall’altra.

Quel giorno la sfida tra i due gruppi è stranamente morbida, nessun accenno a litigi, intemperanze, forse per rispetto alla moltitudine di tifosi presente e magari anche una tregua per la festa di Giorgione.

La preparazione è rivolta alla gara di due giorni dopo ad Ascoli che segna la fine del girone d’andata con la Lazio, in piena lotta per rivincere il campionato, al secondo posto in classifica ad appena un punto dalla Juventus capolista.

L’allenamento termina poco dopo le ore 16 con la gente che pian piano lascia l’impianto non prima di aver incoraggiato la squadra ed in particolare la ricorrenza di Chinaglia.

Scorgo in lontananza uno striscione, retto da due manici laterali, con la scritta: <Italia=Chinaglia> ed insieme al mio amico Achille lo seguiamo, quasi per inerzia, per vedere dove va.

Lo ritroviamo a ridosso dell’ingresso del piazzale antistante gli spogliatoi, insieme ad una quindicina di persone che attendevano l’uscita dei calciatori per strappar loro un autografo.

Escono tutti rombando con le loro fuoriserie, tutti meno uno.

Sulla porta dello spogliatoio compare il tecnico Maestrelli ed il tizio dello striscione gli chiede se può farci entrare per poter stringere la mano a Giorgione, ultimo rimasto.

La sensibilità di Tommaso è tale che dice al custode della porta carraia di farci entrare e ci precipitiamo, più o meno compostamente, a ridosso dell’entrata dello spogliatoio.

Notiamo un tavolinetto con qualche bicchiere di carta ed un paio di bottiglie di spumante ancora chiuse, però dov’è Chinaglia?

La fibrillazione aumenta, il cuore è in tumulto, e finalmente dopo interminabili minuti eccolo comparire, il Mito.

Blazer blu, pantaloni grigi, camicia e cravatta intonate, Giorgione accoglie, sotto l’attenta supervisione di Maestrelli, lo sparuto gruppo di tifosi che gli si riversano addosso per un autografo.

L’emozione mi paralizza, rimango in retrovia, e mi accorgo che anche il tizio dello striscione, un signore distinto di un trentacinque anni circa, è vicino a me.

Chinaglia stappa le residue bottiglie e brinda con tutti noi ringraziandoci con un: <Salute a tutti>.

Siamo rimasti in tre ed il tizio si avvicina a Giorgione per farsi autografare il suo striscione “Italia=Chinaglia” e gli dice: <Giorgio noi nella scorsa estate eravamo a Monaco di Baviera con questo striscione>.

Improvvisamente la faccia di Chinaglia si fa buia e lo stesso giocatore con rabbia dice:< Maledetti, maledetti tutti quelli della Nazionale>.

Il riferimento era a sei mesi prima ai Mondiali di calcio dell’estate del 1974, fallimentari per gli Azzurri, pieni di code polemiche, problemi ambientali, con una certa stampa che puntò il dito contro il capro espiatorio Chinaglia.

Giorgione, fresco Campione d’Italia con la Lazio e capocannoniere del torneo 1973/1974, pensava di aver guadagnato maggiore considerazione verso l’entourage azzurro che evidentemente per alcuni personaggi rappresentava invece un elemento di disturbo verso rendite di potere precostituite.

Passato il momento d’imbarazzo riesco a stringere la mano al mio Mito ed insieme al mio amico Achille usciamo dall’impianto insieme al tizio dello striscione.

Per la cronaca la Lazio finirà il torneo al quarto posto, con la Juventus Campione d’Italia, in piena smobilitazione per la grave malattia subita dal suo tecnico Maestrelli, vero e proprio nume tutelare di un gruppo fuori dal comune, scoperta ai primi di aprile del 1975.

Chinaglia, sotto la guida del Commissario Tecnico Bernardini, riconquisterà la titolarità nella Nazionale di calcio fino a giugno del 1975 quando poi emigrerà negli Stati Uniti.

Ritrovo il tizio dello striscione due giorni dopo sul pullman che ci porta ad Ascoli, al seguito di un’infausta trasferta della Lazio.

Il signore in questione era Franco Chimenti, Professore Ordinario di Chimica Farmaceutica all’Università “La Sapienza” di Roma, che avrei rivisto e meglio conosciuto una decina d’anni dopo quando assunse la vice-presidenza della Lazio, poi dal 2002 Presidente della Federazione Italiana Golf, recentemente scomparso.

Insomma una giornata all’insegna del gaudio e del sogno per la conoscenza diretta del proprio idolo, venata, con il senno del poi, da profonda tristezza…

 

 

FOTO:  Giorgio Chinaglia firma autografi nel giorno del suo 28° compleanno.

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