Racconti di Sport: “Il Cannibale!”

Roma, 17 giugno – No amici lettori non avete sbagliato rubrica, non stiamo scrivendo né di antropologia, lo studio dell’essere umano dal punto di vista sociale, culturale, artistico, né tantomeno di antropofagia nello specifico di mangiatori di uomini, di cannibali.

Oggi è il compleanno del Cannibale per antonomasia, al secolo Eddy Mercks!

Sì il vero Cannibale nella storia dello  sport e del ciclismo in particolare è Lui il belga Mercks che proprio oggi compie 70 anni!

Come  spesso succede nell’ambito sportivo ci si è sbizzarriti a paragonare questo o quello come i migliori della storia nelle varie discipline ed il più delle volte è solo un gioco che non ha effettivi riscontri se non parzialmente statistici o in alcuni casi supportato da testimonianze di atleti che hanno incrociato i vari fenomeni.

Nel caso di Mercks più di qualche addetto ai lavori si è sbilanciato nel definirlo come il più “forte” di tutti i tempi, mentre per esempio Fausto Coppi è stato etichettato come il più “grande”.

Noi crediamo che la carriera di Mercks sia stata scandita sempre dalla feroce determinazione di lottare per vincere qualsiasi cosa anche i circuiti estivi, le kermesse dei dopo giri. Da qui il termine di “Cannibale” perché anche nelle corse più scontate, nei trionfi più certi, dove di solito il Campione lascia la vittoria parziale al compagno di turno non fosse altro per una questione di fair-play, Mercks non lasciava niente, chiedere a Felice Gimondi per conferma!

Ha vinto più di 500 corse nella sua carriera con fiori all’occhiello di 3 Campionati del Mondo, 7 Milano-Sanremo, 5 Giri d’Italia e 5 Tour de France oltre naturalmente ad altre grandi classiche.

Sportivamente parlando l’ho odiato come nessun altro nell’ambito sportivo perché il mio idolo era Gimondi ed era durissima spuntarla contro questa “bestia” come simpaticamente lo definiva il bergamasco.

Tuttavia ci fù un episodio, ormai abbondantemente a fine carriera, nel maggio del 2000 che ne tratteggiò  un aspetto umano che poteva essere sconosciuto. Mi trovavo in Piazza San Pietro, a Roma,  all’arrivo del prologo del Giro d’Italia che in onore dell’Anno Santo partiva appunto dalla Capitale e stavo cercando di intervistare qualche protagonista della corsa appena conclusa quando in un momento di confusione vengo spinto di spalle da un signore abbastanza corpulento.

Mi volto per cercare di capire e mi trovo davanti Lui, il mio nemico giurato, Eddy Mercks!

Devo dire che si stava scusando perché anche lui nella concitazione dell’arrivo era stato spinto e fù spontaneo da parte mia salutarlo, stringergli la mano e chiedergli se poteva rilasciarmi due battute per l’emittente per cui stavo lavorando. L a sua disponibilità fù totale e notai il suo coinvolgimento e la sua apprensione per la prova del figlio Axel che  da poco aveva varcato il traguardo.

Mi sorprese la sua bonomia di uomo ormai maturo che non aveva più il furore degli anni giovanili, oltre all’aspetto fisico all’epoca decisamente sovrappeso.

Nella chiacchierata mi espresse la sua eterna gratitudine verso il nostro paese, del resto più volte manifestata dallo stesso, che lo aveva fatto crescere come uomo e come professionista ed in un certo senso la considerava ormai come una seconda patria.

Caro Eddy tantissimi auguri, sei stato veramente un GRANDE, però consentimi Fausto era un’altra cosa!    

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