Racconti di sport. Nervi tesi e distesi
Il segreto per vincere nello sport (e anche nella vita) secondo le testimonianze di Mazzola e Pruzzo, che persero le finali di Coppa dei Campioni del 1967 e del 1984 rispettivamente contro Celtic e Liverpool.
Roma, 18 febbraio – Winston Churchill non amava lo sport, tanto che, intervistato in età ormai molto avanzata da una giovane giornalista, alla domanda sul segreto della sua longevità rispose: “Lo sport. Non l’ho mai praticato!”. Forse anche per questo, parlando di cose ben più importanti, quando gli chiedevano lumi sulle operazioni belliche degli italiani durante il secondo conflitto mondiale diceva: “Loro fanno la guerra come se stessero giocando a football, ma affrontano una partita di calcio come se fosse una guerra”. In pratica, per Churchill, noi carichiamo eccessivamente le imprese sportive che dobbiamo compiere, finendo spesso con il sopravalutarle. Un’idea opposta a quella dei popoli britannici, che invece giocano e vincono divertendosi, dando così il giusto peso alle competizioni sportive.
Questo potrebbe essere il segreto di due vittorie importanti conquistate da squadre di quelle parti, il Celtic e il Liverpool, a danno di due nostre rappresentanti, l’Inter ela Roma, nelle finali della Coppa dei Campioni del 1967 e del 1984, come ricordano anche due protagonisti di quelle partite: l’interista Sandro Mazzola e il romanista Roberto Pruzzo.
Il primo, sulla Gazzetta dello Sport di oggi, dice: “All’allenamento di rifinitura prima della finale di Lisbona i giocatori del Celtic si presentarono mischiati a decine di loro tifosi e con molti boccali di birra. Inoltre il loro allenatore gli fece fare solo un po’ di riscaldamento senza palla, per poi organizzare una partitella addirittura contro i giornalisti al seguito. Noi, vedendoli, pensammo di aver già vinto e invece il giorno dopo perdemmo”.
Pruzzo, parlandoci della finale persa ai rigori dalla sua Roma contro il Liverpool all’Olimpico, si soffermò più o meno sullo stesso spirito leggero con il quale gli inglesi si avvicinarono all’incontro. “Nel tunnel che portava al campo, poco prima di entrare, loro ridevano e scherzavano, noi invece eravamo tesi come corde di violino. Loro avevano preparato la partita sulle spiagge di Israele con mogli e fidanzate al seguito, noi nel ritiro appenninico di Roccaraso, dove il tempo sembrava non passare mai. Finì che noi accumulammo una tensione eccessiva rispetto a loro e questa, forse, fu alla base della nostra sconfitta”.
Dalle parole di Mazzola e Pruzzo capiamo che nel calcio, come nella vita, la forza dei nervi distesi ha sempre la meglio su quella dei nervi troppo tirati. E in questo, duole ammetterlo, inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi hanno molto da insegnarci nello sport, che va vissuto con passione, serenità, divertimento e distensione, nel rispetto di regole rigide e delle decisioni dei giudici di gara. Non con le polemiche continue e tensioni spesso eccessive che animano quotidianamente il nostro calcio finendo con il rovinarlo. Alla partita si va per godere della vicenda sportiva ad essa legata, non come ad una guerra.
Altrimenti che sport è?