Ocana-Merckx, duello maledetto sulle due ruote.
Nel 1971 il Cannibale si mostra più umano per merito del fuoriclasse spagnolo.
Roma, 8 luglio 2021.
Ci sono storie, accadimenti, nello sport, come nella vita, che segnano profondamente il percorso di un atleta, la sua carriera e il suo modo di vivere.
I giorni che stiamo vivendo, sportivamente parlando, scandiscono il Tricolore per le vicende degli Azzurri agli Europei di Calcio ma contestualmente vivono anche delle imprese dei protagonisti del Tour de France.
E proprio cinquant’anni fa, l’8 luglio del 1971, nell’undicesima tappa Grenoble-Orcierès Merlette della 58° edizione del Tour accade qualcosa di straordinario.
Il favorito, manco a dirlo, Eddy Merckx è già maglia gialla, già vincitore delle due edizioni precedenti, con certezze quasi assolute sul destino del Tour in corso.
Il lotto dei pretendenti è buono, con corridori come Zoetemelk, Pettersson, Agostinho, Thevenet, ma non sembra impensierire il Cannibale con una sola eccezione: Luis Ocana.
Spagnolo, coetaneo di Merckx, Ocana è un corridore completo che si è messo in testa di voler battere il belga, una vera e propria ossessione.
Le prove generali lo spagnolo le compie nelle due frazioni precedenti, coinvolgendo un po’ tutti i rivali di Merckx al suo piano d’azione.
La partenza da Grenoble viene data sotto un sole torrido, clima gradito da Ocana che prepara una strategia d’attacco immediato vista la brevità della tappa di appena 134 km.
Luis, complice uno stato di forma eccellente, nota nei giorni precedenti un minimo disagio del Cannibale e mena la danza spingendo sui pedali in una poderosa progressione.
Lo spagnolo sembra una motocicletta, stacca tutti e si presenta all’arrivo con quasi sei minuti su Van Impe e 8’42’’ su Zoetemelk e un Merckx dalla faccia cadaverica.
L’ossessione di Luis sembra svanire nella consapevolezza che l’umiliazione inflitta al belga sia sufficiente per arrivare da trionfatore a Parigi.
Ma, come si dice, il destino è cinico e baro e quattro giorni dopo Merckx nella tappa pirenaica Revel-Luchon cerca disperatamente il colpo di coda.
Si sale il Portet d’Aspet, montagna a noi italiani tristemente nota per la tragedia di Fabio Casartelli del 1995, con Ocana che respinge tutti gli attacchi portati dal Cannibale.
Dopo la successiva scalata del Col de Mentè si scatena un violento nubifragio, che non impedisce a Merckx di buttarsi in discesa ad una folle velocità.
Il tratto stradale è viscido e il belga rischia di cadere ma con un numero acrobatico rimane miracolosamente in sella, mentre Ocana, che lo segue, s’infrange contro un muretto.
Appena rialzatosi per cercare di capire se è tutto intero o no Ocana viene travolto dal sopraggiungere di Zoetemelk e Agostinho.
Luis a terra non si muove, le gambe rigide, si teme il peggio poi per fortuna cenni di ripresa ma inevitabile il ricovero all’ospedale di Saint Gaudens, con due vertebre incrinate.
Merckx alla fine vince il suo terzo Tour consecutivo e torna a Luis l’ossessione del belga, appena mitigata nel 1973 quando vince il suo Tour ma senza il Cannibale…
Gli anni successivi sono complicati per Ocana, vittima di parecchi infortuni, con un prematuro ritiro, nel 1977, a soli 32 anni.
Ormai stabilmente residente al di là dei Pirenei, in territorio francese, Luis compra un’azienda agricola e si mette a produrre Armagnac la più antica acquavite francese.
Ma come detto il destino è cinico e baro e Ocana va incontro ad una serie di guai fisici e finanziari.
Da un incidente stradale dove perde l’uso dell’occhio sinistro, al cattivo rapporto con la moglie, alla scoperta di avere un tumore al fegato.
Luis decide così, nel maggio del 1994, di ricorrere al gesto più estremo; un sorso di Armagnac e un colpo di pistola alla tempia per farla finita.
Gli sportivi, come altri personaggi dello spettacolo, vittime di un avverso destino sono i più amati e Luis Ocana non fa eccezione e le sue ceneri vengono sparse sui Pirenei.
Ocana, fuoriclasse della bici ed anima inquieta, tramanda così il suo personale testamento:<Se potessi ripartire nel Tour del 1971 e morire alla fine firmerei a due mani quel contratto>.