Anche nello sport, che non fa eccezione da questo punto di vista, spesso siamo portati all’esaltazione di fatti o personaggi a cui invece dovremmo dare un senso più limitato. Ce ne rendiamo conto in quei pochi spazi che vengono riservati, come nel caso delle Paralirnpiadi di Rio 2016, a quegli atleti, a quei ragazzi, che certo non possono considerarsi in credito con la sorte.
Veri e propri EROI che al di là delle loro sfortune, dei loro gravi problemi, si battono per il riconoscimento di una “normalità” che solo apparentemente non appartiene più a loro. Le Paralimpiadi di Rio 2016 hanno consacrato 36 atleti, più due squadre, che hanno dato medaglie e lustro all’Italia. Ognuno con la propria storia. Tra questi mi hanno colpito due casi in particolare, ovvero quelli di Beatrice “Bebe” Vio e di Alessandro “Alex” Zanardi.
Bebe Vio, diciannovenne di Venezia dedita alla scherma, con una faccia ed un taglio di capelli che non possono che ispirarti simpatia, a 11 anni fu colpita da meningite fulminante con infezione estesa, con annessa necrosi, ad avambracci e gambe. Fu necessaria l’amputazione delle braccia fino ai gomiti e delle gambe fino alle ginocchia. Ci volle più di un anno affinché Bebe riprendesse l’attività agonistica nella scherma, specialità fioretto, grazie all’ausilio di protesi per i gomiti e sedia a rotelle per le gambe. La determinazione di questa ragazzina fu basata sulla sua assoluta convinzione di voler continuare a praticare lo sport ad ogni costo, arrivando nel tempo a conseguire risultati di assoluto prestigio come l’oro nel fioretto individuale ed il bronzo a squadre alle Paralimpiadi di Rio 2016, dove è stata portabandiera del nostro Tricolore alla cerimonia di chiusura. Suggestiva, qualche anno fa, è stata una gara dimostrativa che Bebe disputò con Valentina Vezzali, suo punto di riferimento e la più grande schermitrice di tutti i tempi. Una grande emozione, chissà se superata dalle medaglie di Rio!
Altro grande “fenomeno” il bolognese Alex Zanardi, cinquant’anni da compiere il prossimo 23 ottobre, già atleta affermato nell’automobilismo che, nel settembre del 2001, ebbe un gravissimo incidente a causa di un testa-coda dovuto probabilmente ad una scia d’olio rimasta sulla pista di Lausitzring. Lo schianto che Alex subì fu terribile, centrato a grande velocità sul muso anteriore della sua monoposto proprio all’altezza delle gambe, di fatto quasi un’amputazione. I soccorsi furono tempestivi ed Alex fu portato all’ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico. Addirittura gli diedero l’estrema unzione! Per qualche giorno e successivamente, a seguito di parecchie operazioni, gli amputarono gli arti inferiori fin sopra le ginocchia. Anche nel suo caso lo sport, unitamente al carattere, alla grinta e alla feroce determinazione di Alex, è stato il filo conduttore per la ripresa di una normalità parzialmente perduta. Zanardi ha nuovamente gareggiato con delle vetture speciali nel suo vecchio sport, ma la vera rinascita è stata l’handbike, che ha praticato in varie manifestazioni mondiali, come le maratone di Roma e New York, col picco delle Paralimpiadi di Londra 2012 e Rio 2016, nelle quali ha conseguito in totale 4 ori e 2 argenti nelle prove a cronometro, in linea e in staffetta! Alex, oltre a tutto ciò, dal 2012 è anche il brillante conduttore del programma “Sfide”, che va in onda su Rai Tre, basato sulle narrazioni di gesta sportive di atleti o squadre che hanno fatto la storia dello sport. Sembra scontato ma il racconto, oltre alle immagini, di queste storie viene esplicato da Zanardi in maniera semplice e coinvolgente, da vero uomo di sport che conosce, sulla propria esperienza, i sacrifici e la passione dei protagonisti.