Racconti di sport – I pupazzoni

“90° minuto” e l’Italia di quei tempi nelle riflessioni Luigi Necco, gentiluomo napoletano
Roma, Domenica 25 dicembre 2016 – “Cose nostre”, la trasmissione di RAI1 curata da Emilia Brandi, tratta con originalità il tema della criminalità organizzata in Italia, raccontando storie di persone che tentano di opporsi, spesso lontano dai riflettori, a questo male endemico del nostro Paese. Protagonista di questi racconti è gente normale che, contro mille difficoltà, usa uno strumento semplice: fare bene e onestamente il proprio lavoro.
Una puntata di “Cose nostre” andata in onda qualche settimana fa era dedicata alla conversazione con un gentiluomo napoletano di 82 anni, Luigi Necco. Questo signore fece parte, come è arcinoto, della squadra di corrispondenti locali di “90° Minuto” che Paolo Valenti, rimasto unico conduttore senza Maurizio Barendson scomparso nel 1978, coordinava da studio. Necco, maestro di ironia partenopea, autodefiniva sé e i suoi colleghi “i pupazzoni”. Si trattava di corrispondenti delle sedi regionali RAI, in gran parte dei casi addetti alla cronaca locale e settimanalmente prestati al rito calcistico. Per diverse generazioni di italiani quel gruppo di personaggi, che nei primi anni ’80 eseguiva con diligenza il compito assegnato – alcuni dei quali indossando delle grisaglie impiegatizie di foggia fantozziana o dei copricapo improbabili – rappresentano delle icone del tempo che fu. Alcuni di loro se ne sono andati, altri sono ancora sulla breccia o hanno cambiato attività.
Dobbiamo rinfrescarvi la memoria? Sì? Non aspettavamo altro…
Oltre a Necco, in tribuna del San Paolo sempre incorniciato da scugnizzi schiamazzanti, ecco gli altri eroi di un’epoca passata. Il baffuto Salvatore Biazzo da Avellino. Giorgio Bubba, uno dei più ironici, da Genova; Cesare Castellotti dal Comunale di Torino, coi suoi cappelli da cow-boy; Ferruccio Gard da Verona e anche da Vicenza, che, a dispetto della sua aria dimessa, è diventato anche un affermato artista; Marcello Giannini da Firenze, per il quale i portieri non facevano parate, erano “Bravi a dire di no” agli attaccanti avversari; il compianto Tonino Carino da Ascoli Piceno, a cui sarò in eterno grato per aver proferito, un giorno vittorioso per la squadra del presidente Rozzi e del mister Mazzone, la meravigliosa locuzione “un Ascoli che sa di Brasile!”; Gianni Vasino (il solo ricordarne il cognome mi intenerisce) da San Siro per Inter e Milan; Giampiero “Bisteccone” Galeazzi dall’Olimpico; Piero Pasini, morto nel 1981 allo stadio Dallara durante un Bologna-Fiorentina che commentava per la radio (la tribuna stampa dello Stadio bolognese è intitolata a lui) e Roberto Scardova che lo sostituì (poi autore di una bellissima inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); Franco Strippoli e il suo proverbiale riportino da Bari; Emanuele Giacoia, che con la sua voce impostata baritonale commentava le imprese del Catanzaro; Paolo Meattelli da Perugia e Mario Santarelli da Pescara.
Mi perdonino quelli che ho dimenticato.
Invito i lettori di Attualita.it a godersi sul sito RAI la lunga intervista a Luigi Necco, itinerante negli scenari unici di Napoli, mentre racconta della sua infanzia nel Rione Sanità, del papà guantaio, delle conversazioni notturne fra Totò e il suo impresario che viveva nella casa di fronte ai Necco, del suo primo servizio per il telegiornale sul caso di un neonato venduto, degli studi all’Istituto orientale, della passione per il giornalismo, per l’archeologia e per la verità. E del prezzo pagato per raccontarla, la verità, come nel caso dello sfrontato omaggio di Antonio Sibilia, costruttore e allora presidente dell’Avellino calcio, al boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, a cui nel 1980 osò consegnare pubblicamente in tribunale, durante un’udienza del processo, una medaglia. E guarda caso, l’anno dopo Necco venne ferito da colpi di pistola alle gambe durante un pranzo in un ristorante del capoluogo irpino…
Mi fermo qui. La nostalgia è un emozione ambigua, e ripensando ai cronisti di “90° minuto” è impossibile dimenticare quei sentimenti da tardo pomeriggio della nostra infanzia, miscela di malinconia struggente sul finire di una domenica autunnale e di eccitazione nel poter vedere finalmente le reti della propria squadra, immagini rarissime e agognate rispetto alle dirette goal e alle goal parade di oggi.
Buon Natale Luigi, a te e agli altri “pupazzoni”, a cui noi della redazione sportiva di “Attualita.it” vogliamo bene come a dei vecchi zii.
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